Le voci della notte

I Black Bloc scatenano l'inferno 70 feriti al corteo degli Indignati - Tutte le FOTO

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view post Posted on 16/10/2011, 10:54






I Black Bloc scatenano l'inferno

70 feriti al corteo degli Indignati


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Doveva essere una manifestazione pacifica. Invece è sfociato nella violenza il corteo degli Indignati che si è svolto oggi, sabato, a Roma in contemporanea con 81 Paesi nel mondo. In piazza San Giovanni, luogo storico delle manifestazioni sindacali, si è scatenata una vera e propria guerriglia durata 5 ore. Anche all'interno del corteo: la gran parte dei partecipanti ha cercato di isolare i violenti. Il nucleo di questi era costituito da circa 500 Black Bloc, che hanno anche incendiato un blindato dei carabinieri (illesi i due occupanti). Molti altri i blindati bloccati e colpiti con ogni tipo di oggetto. Molte anche le auto date alle fiamme, con l'aggiunta di molotov lanciate contro gli agenti e risposta con lacrimogeni. Per le strade il panorama è desolante tra barricate improvvisate, motorini e cassonetti dati alle fiamme e negozi con le vetrine distrutte.

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FERMI E FERITI
Un uomo è ricoverato al Policlinico Umberto I in condizioni definite «gravi» per lo scoppio di un petardo che gli avrebbe amputato due dita. Si tratterebbe di un militante di Sel che stava cercando di arginare le violenze. In ospedale pure un poliziotto che ha riportato una frattura alla gamba. Ferito anche un fotografo dell'AdnKronos colpito da una pietra alla festa in piazza San Giovanni. Colpito al volto anche un militante dei Cobas, in via Cavour, che stava tentando di fermare un lancio di bottiglie contro i vigili del fuoco intenti a domare il rogo di un Suv. I primi bilanci parlano di settanta feriti (30 apparterrebbero alle forze dell'ordine, uno dei quali colpito da infarto). Tre in tutto i ricoverati con codice rosso.


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Molti i fermi. Denunciati, tra gli altri, quattro anarco-insurrezionalisti, bloccati nella mattinata, con zaini contenenti caschi da motociclista, maschere antigas, mazzette da muratore, piedi di porco, 500 biglie di vetro e una fionda professionale di grosse dimensioni.


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L'ALTRO CORTEO (CONTRO I VIOLENTI)
I manifestanti hanno aiutato le forze dell'ordine nel bloccare i violenti. In molti hanno applaudito più volte l'entrata in azione delle forze dell'ordine. Circa 200 manifestanti si sono arroccati sotto la statua di San Francesco urlando «no violenza» all'indirizzo dei teppisti. Anche le cariche degli agenti sono state violentissime con un fitto lancio di fumogeni.



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In migliaia hanno sfilato pacificamente, nonostante il corteo sia stato spezzato in due dagli scontri tra Black Bloc e polizia. Trentenni, quarantenni, cinquantenni, precari, disoccupati, operai e liberi professionisti, arrivati da tutta Italia, via treno, auto, pullman. Colorati, indignati, ma pacifici: «Uniti per il cambiamento globale» e per gridare: «Noi la crisi non la paghiamo». Un grande striscione recitava: «People of Europe: rise up!».


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I BLACK BLOC ALL'ASSALTO
Le violenze si sono concentrate in piazza San Giovanni. Idranti delle forze dell'ordine in tenuta antisommossa si sono scontrati con un gruppo di «incappucciati» che avevano dato alle fiamme una lunga serie di cassonetti e si erano avvicinati, lanciando sassi e atri oggetti, verso i blindati della polizia e della Guardia di Finanza schierati in via Emanuele Filiberto.



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Intorno alle 16 una bomba carta è esplosa contro una ex sede dell'Agenzia delle Entrate in via Labicana. Alcuni Black Bloc hanno cercato di irrompere nella sede del Ministero della Difesa, lanciando anche una bomba carta ma sono stati respinti dalle forze dell'ordine. Intorno alle 16.15 è arrivata la prima carica della polizia in via Labicana, dove era stata data alle fiamme una sede del ministero della Difesa. Presa di mira anche la parrocchia di San Marcellino e Pietro, tra via Labicana e via Merulana.


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Sono state anche aggredite due troupe di Skytg24: a un operatore è stata tolta la telecamera e distrutta. I Black Bloc hanno sfondato molte vetrine e incendiato auto. Qualcuno ha bruciato le bandiere dell'Italia e dell'Unione Europea sul tetto di un hotel di via Cavour. Mentre un altro gruppo ha sfondato la vetrina di una banca con un palo della segnaletica stradale. C'era chi indossava maschere bianche come quella di Guy Fox, il protagonista del film V come Vendetta, e distribuisce volantini con la scritta: «E' la vendetta Precaria».


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ASSANGE A LONDRA
All'improvviso nel cuore di una delle manifestazioni parallele degli Indignati, a Londra, è comparso Julian Assange, il fondatore di Wikileaks. La piazza è esplosa in un urlo di gioia e lui si è piazzato sugli scalini della cattedrale di St. Paul prendendo la parola. «Questo movimento non è per la distruzione della legge, ma per la costruzione della legge», ha detto Assange, che con un megafono ha arringato la folla. «Ho avuto difficoltà come voi a entrare qui nella piazza e ci sono molte persone che ancora non sono riuscite a entrare. Spero che la giornata finisca con la sconfitta delle tattiche repressive della polizia».



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Ogni frase di Assange è stata ripetuta in coro dalla piazza. «Siamo tutti individui. E siamo tutti ragazzi e ragazze birichini. Oggi è una combinazione di sogni che si avvera, che molti popoli in giro per il mondo, dal Cairo a Londra, hanno lavorato perché diventassero realtà. Quello a cui siamo stati sottoposti è una distruzione dello stato di diritto. Questo movimento non è per la distruzione della legge, ma la costruzione della legge». Assange si è poi dileguato, circondato dalle sue guardie del corpo.



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LA GIORNATA DELLA RABBIA
L'I-Day, la «Giornata della rabbia» contro la finanza e le politiche economiche ha coinvolto 81 Paesi. Con, a cinque mesi dallo scoppio della prima protesta degli Indignados il 15 maggio a Madrid, quasi mille concentrazioni e cortei in tutto il mondo all'insegna, con lo slogan «United for Global Change». Sydney, Aukland, Tokyo, Taiwan, Londra, New York, Francoforte e Stoccolma sono alcune delle 952 città che, secondo gli organizzatori, interessate dalla protesta.


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DRAGHI: «HANNO RAGIONE, PECCATO PER GLI SCONTRI»
«I giovani hanno ragione a essere indignati» ma «a patto che non degeneri la protesta». A dirlo, a sorpresa, è stato il governatore della Banca d'Italia Mario Draghi a margine del G20. «Se la prendono con la finanza come capro espiatorio, li capisco, hanno aspettato tanto: noi all'età loro non l'abbiamo fatto». Il prossimo presidente della Bce ha aggiunto: «Noi adulti siamo arrabbiati contro la crisi, figuriamoci loro che hanno venti o trent'anni». «Gli scontri?», ha detto poi. «Un gran peccato».


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LA POLITICA
Condanna unanime degli scontri da parte del mondo della politica. Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, esprime «preoccupazione per le inammissibili violenze». Il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, parla di «incredibili livelli di violenza raggiunti da un nutrito gruppo di facinorosi» e di «un segnale molto preoccupante per la convivenza civile». Il ministro dell'Interno, Roberto Maroni, che riferirà alla Camera sull'accaduto, definisce i Black Bloc: «Criminali infiltrati tra i manifestanti». Il segretario del Pd Pier Luigi Bersani chiede infine «un rigoroso isolamento dai movimenti, che hanno manifestato pacificamente, di chi si è reso protagonista di questi gesti inaccettabili».



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Chi sono i misteriosi «Black Bloc» e il loro obiettivo: rivolta come in Grecia







Le sigle che si nascondono dietro i cappucci di chi ha devastato Roma, la strategia di bloccare il «modello spagnolo» e le preoccupazioni dell'Antiterrorismo







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Ma chi sono davvero questi famosi Black Bloc? La domanda gira almeno da 10 anni, da quando sono comparsi quasi dal nulla per devastare Genova durante il G8 del 2001. Da allora, molte «imprese» da teppisti, pochi i nomi, le sigle riconosciute e gli arresti. Rimanendo dentro a una sorta di alone «mitico», seppure, negativo che passa dagli estremi del gruppo internazionale a quello degli infiltrati per far degenerare i cortei. A Roma ieri, sabato, sono tornati duramente in azione, mettendo a ferro e fuoco il centro della Capitale durante la manifestazione degli Indignati, e qualche faccia e sigla si è vista meglio
Intanto, secondo quanto scrive il Corriere della Sera, dietro la loro azione c'era un piano. I «duri» volevano fermare una nuova manifestazione pacifica sul modello degli Indignados spagnoli (quella che voleva la stragrande maggioranza del corteo) e trasformarla in rivolta di piazza, sul modello greco, prevedendo fin dall'inizio scontri e violenze. Obiettivo: l'insurrezione.
Chi sono questi «duri»?












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Si parla di alcune centinaia di persone, in parte romane, in parte arrivate da fuori. Vengono citati il centro sociale Acrobax, un movimento unito dal nome «San Precario», gruppi organizzati napoletani, anarchici e spezzoni del tifo livornese.
Di sicuro molti dei «Black Bloc», ovvero questa stessa gente solo vestita di nero e incappucciata, ieri si sono riuniti dietro il carro di San Precario. «Vogliamo conflitto, non protesta», urlavano fin dall'inizio, in mezzo al corteo, difficili da espellere e dentro al percorso autorizzato. Ci ha provato Piero Bernocchi, storico leader dei Cobas, portando a uno scontro interno al corteo, tra insulti e qualche pugno, che hanno permesso però agli altri di sfilare grazie al suo «cordone di sicurezza». «Piantiamo grane, non piantiamo tende»: questo è uno degli slogan, rimasto sui muri a simboleggiare il disprezzo per i compagni di manifestazione. Che molto di più di altre volte hanno preso non solo le distanze da loro, ma hanno cercando di prenderli fisicamente per consegnarli alla polizia, hanno applaudito l'intervento delle forze dell'ordine, oltre a un continuo scontro verbale e fisico.














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Le sigle da cui provenivano i «neri»? Repubblica riporta i torinesi di Askatasuna, i Carc di Rovereto, i padovani di Gramigna, i romani di Acrobax. E anche ultras di Roma, Cosenza Livorno e operai di Pomigliano. Quanti? Tra i 500 e i 1.500. Senza un'organizzazione precisa e individuabile, se non attraverso qualche chiaro annuncio via Internet su alcuni forum della galassia antagonista. Si ritrovano ai cortei e sanno già in partenza come ripetere le loro «imprese». Con il timore dell'Antiterrorismo che da questi gruppuscoli possano tornare spettri del passato, ispirati magari al modello brigatista. Sulla bacheca elettronica di Indymedia, furiosa per la «provocazione», prima del corteo era finito questo post: «Compagn tutt sapete già che il 15 Ottobre prox 2011 a Roma si terrà la manifestazione contro il sistema, e lo specifico è proprio questo: seppur si siano accodati a cose fatte Cgil e suoi lacché, l'iniziativa (europea) nasce con spirito sorprendentemente rivoluzionario.














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Pare che col crollo di tutto ciò che può crollare di organico al sistema capitalista anche i sassi inizino a muoversi. L'occasione è unica. Sicuramente le forze di polizia ci attaccheranno, anche non dovesse esserci il minimo intento conflittuale (che comunque ci sarà e deve esserci da parte nostra). Dobbiamo tutti, rivoluzionari di ogni tendenza che saranno lì per rabbia e coscienza del baratro nel quale ci vogliono gettare definitivamente, combattere!!!!! Non come a Genova nel 2001! Non come il 14 dicembre 2010! Non dobbiamo fermarci! Portare con sé di "tutto" per prendere e tenere la piazza! (...) I compagni di ogni dove si stanno preparando per il 15: i compagni della Val Susa (onore a loro), gli operai, gli studenti, gli emarginati di sempre... ma non cadiamo nella retorica... Combattere!».


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view post Posted on 16/10/2011, 11:48






Indignati, le proteste nel mondo

Da New York a Londra, da Tokyo a Portorico. Guarda le manifestazioni degli Indignados negli altri Paesi



Madrid, Spagna



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Times Square, New York


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Denver



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Seattle




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Arkansas




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Portorico



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Julian Assange a Londra



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Giordania


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Portogallo




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Tulsa, Oklahoma



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Parigi, Francia



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Bruxelles, Belgio




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Berlino, Germania



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