Le voci della notte

Amanda: «Ringrazio gli italiani»

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view post Posted on 5/10/2011, 08:26
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Mai finirà perchè sei parte dei miei ricordi,parte della mia vita e ciò che mi hai dato,ciò che ti ho dato sempre vivrà!

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Amanda: «Ringrazio gli italiani»

I due ragazzi assolti in Appello per l'omicidio di Meredith Kercher. Sollecito a casa. Amanda parte per Seattle: «Ringrazio gli italiani che mi sono stati vicino»



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«A tenermi la mano e a offrirmi del sostegno e del rispetto attraverso le barriere e le controversie c'erano degli italiani. Chi mi ha scritto, chi mi ha difesa, chi mi è stato vicino, chi ha pregato per me. Vi sono sempre grata. Vi voglio bene». Firmato Amanda Knox. La studentessa americana invia una lettera alla Fondazione Italia Usa per ringraziare chi le è stato vicino in questi quattro anni. Tornerà in Italia, dicono. Rivedrà mai il suo Raffaele? Chissà.

Sono tornati alla vita uno dopo l'altro, a 20 minuti di distanza, dopo 1.448 giorni passati dietro le sbarre. Dopo la sentenza di assoluzione emessa dalla Corte d'Appello di Perugia, Raffaele e Amanda tornano a casa: il primo in Puglia, la seconda negli Usa.










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AMANDA ESCE DAL CARCERE
E' Amanda la prima a uscire. Volto serio, ancora scosso, siede sul sedile posteriore della Mercedes nera che alle 23.15 lascia il carcere di Perugia tra i flash dei fotografi. Non saluta nessuno, non sorride, rimane immobile. Pensa al suo futuro prossimo: prima una doccia e una dormita (se ce la farà) nel casale che la famiglia ha scelto come base perugina.

Poi viaggio in auto verso l'aeroporto di Roma, dove ha preso un volo di linea per Seattle con scalo a Londra. Tornerà in Italia, dicono. Rivedrà mai il suo Raffaele? Chissà.











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RAFFAELE SPAESATO
Il ragazzo non lo esclude. Intanto va a ritrovare la famiglia e gli amici in Puglia. Alle 23.35 lascia il carcere di Terni nascosto sotto una coperta nell'auto del padre. In piena notte va a Bisceglie e mette piede nella villetta di famiglia: saluta alcuni cugini, un paio di zii e gli amici più intimi che lo hanno aspettato all'interno.



«Sto cercando di riprendermi. Sono ancora spaesato», racconta. «Finalmente mi sono riappropriato della mia vita. Ora voglio stare solo con la mia famiglia». Amanda? «Forse la rivedrò, ma ancora non lo so. Ora voglio solo stare con la mia famiglia».









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LA SENTENZA
Assolti dunque. Per i giudici della Corte D'Appello non furono Amanda e Raffaele a uccidere la studentessa inglese Meredith Kercher nella sua abitazione di Perugia la notte primo novembre del 2007. Amanda è stata condannata a tre anni per calunnia nei confronti di Lumumba, ma ha già scontato la pena ed è libera.



GRIDA DELLA FOLLA: «VERGOGNA»
Fuori dal Palazzo di Giustizia di Perugia è andata in scena una piccola rivolta a opera di un migliaio di cittadini che hanno inveito contro i giudici e i difensori degli imputati al grido di «Vergogna, vergogna» e «Datela a noi Amanda».














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I DUE RAGAZZI IN AULA (LE FOTO)
La sentenza arriva dopo oltre dieci ore di camera di consiglio, al termine di un'udienza ad alto tasso emotivo, in cui sia Amanda che Raffaele hanno fatto dichiarazioni spontanee. Lo studente di origini pugliesi ha fatto il suo ingresso indossando una camicia scura.



«Io ero in una situazione bellissima, quasi idilliaca, sotto certi punti divista; da lì a pochissimi giorni avrei dovuto sostenere la mia tesi di laurea. Durante quel periodo in poco tempo ho conosciuto una ragazza 'bella, solare, vivace"», ha dichiarato. «Volevamo trascorrere una serata tra tenerezza e coccole, niente di più di questo. Non ho mai fatto del male a nessuno, mai nella vita», ha continuato.


«L'accusa che mi è stata mossa contro, ho sempre pensato che si sarebbe esaurita, che si sarebbe chiarito tutto nel giro di poco tempo, invece ho dovuto sopportare e andare avanti giorno per giorno. Ho sentito dire che avrei accusato Amanda, questo non è vero, completamente falso».













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AMANDA: «NON HO UCCISO NESSUNO»
La studentessa americana, aria molto seria e tirata, è entrata in aula indossando il cappottino nero che aveva sempre nelle ultime udienze e sotto una camicia di seta verde. «Non ho fatto le cose che loro suggeriscono, non ho ucciso, non ho violentato, non ho rubato, non conoscevo Rudy», ha detto la ragazza, visibilmente emozionata.



«Con Meredith avevamo un’amicizia, lei si preoccupava per me ed era sempre gentile con me io ho sempre voluto la giustizia per lei non fuggo dalla verità io insisto dopo 4 anni disperati sulla nostra innocenza perché è vera e merita di essere difesa e riconosciuta. Io voglio tornare a casa voglio tornare alla mia vita non voglio essere punita privata del mio futuro per qualcosa che non ho fatto perché io sono innocente. Sono la stessa persona di 4 anni fa», ha continuato.













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IL DELITTO
Si conclude così almeno in secondo grado una vicenda iniziata quattro anni fa, quando il 1 novembre 2007 Meredith Kercher viene uccisa nella sua stanza da letto della casa di via della Pergola, a Perugia dove viveva da poco più di un mese insieme ad altre tre ragazze.



Il cadavere viene trovato il giorno dopo intorno all'ora di pranzo da alcuni abitanti della casa, da Amanda e Raffaele e da due agenti della polizia postale a cui sono stati consegnati due telefoni cellulari di Meredith buttati nel giardino di una casa situata nelle vicinanze.
















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LE INDAGINI
Il 6 novembre Amanda Knox, Raffaele Sollecito e Patrick Diya Lumumba vengono arrestati per l'omicidio. I poliziotti dicono risolto il caso, i tre imputati si dichiano sempre innocenti. Iniziano le complesse indagini a base di perizie e controperizie che porteranno alla sentenza di questa sera: dal Dna di Meredith trovato sulla lama di un coltello da cucina sequestrato a casa di Raffaele Sollecito a un'impronta di sangue trovata sul cuscino lasciato sotto il cadavere.



Il 20 novembre, la svolta: viene rimesso in libertà Patrick Lumumba e catturato Rudy Hermann Guede, il proprietario della mano che aveva lasciato l'impronta sul cuscino adagiato sotto il corpo di Meredith.













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LA SENTENZA DI PRIMO GRADO
Su un altro binario prosegue la storia di Amanda e Raffaele. Rinviati a giudizio nell'ottobre 2008, vengono condannati rispettivamente a 26 e 25 anni dal Tribunale di Perugia per l'assassinio di Meredith.



Il 24 novembre 2010 inizia il processo d'appello, che a fine giugno riserva un colpo di scena: i periti demoliscono la perizia delle tracce trovate sul coltello e sul gancetto del reggiseno di Meredith e dichiarano che i risultati non possono essere usati contro Raffaele e Amanda. Alla fine la Procura chiede nuovamente l'ergastolo, la difesa l'assoluzione. Questa sera, alle 21.43, la Corte d'Appello ha capovolto la sentenza di primo grado. Assolti.











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