Le voci della notte

La città perduta Machu Picchu

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view post Posted on 16/5/2012, 22:44
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Mai finirà perchè sei parte dei miei ricordi,parte della mia vita e ciò che mi hai dato,ciò che ti ho dato sempre vivrà!

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Machu Picchu



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Il Parco Archeologico di Machupicchu



La città inca di Machupicchu (dai termini quechua, machu =vecchio e pikchu = cima o montagna). si trova 112.5 km a nord-est di Cusco, a oltre 2.350 metri di altitudine, all'interno del Parco Archeologico di Machupicchu (conosciuto anche come "Santuario Storico"), che comprende un vasto territorio della Provincia di Urubamba nella sezione di Cusco. La superficie del Parco Archeologico, urbana e agricola, raggiunge un totale di 32.592 ettari, che sono protetti dal Decreto Supremo N° 001-81-AA dell'8 gennaio 1981. Il parco è ubicato sul lato orientale della Cordigliera di Vilcabamba, la quale confina con i fiumi Apurímac e Urubamba. L'intera area è stata dichiarata zona protetta con lo scopo di preservare la flora, la fauna, le formazioni geologiche e i resti archeologici.
Nel 2007 Machu Picchu è stato eletto come una delle Sette meraviglie del mondo moderno.
Domina il paesaggio del Santuario il maestoso Salkantay (6.271 m), nevaio principale della Cordillera de Vilcanota, venerato dai locali como Apu o divinità tutelare.



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Oltre a Machu Picchu, nel Santuario esistono 34 complessi archeologici, collegati dal Capac Ñan (Cammino Reale), l'antica strada degli Inca, oggi percorribile dai turisti nel suo tratto finale.
Di notevole interesse sono le costruzioni inca di Runquracay, le rovine di Sacyamarca (simili a Machu Picchu), la cittadella di Phuyupatamarca ("villaggio sulle nubi"), le rovine di Huiñayhuayna ("eterna giovinezza"), l'Intipuncu e il Tempio della Luna.
(vedi Inca Trail).




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La flora è esuberante: dalle graminacee, nelle zone alte, agli alberi ("aliso" -Alnus orullensis-, "noce" -Juglans neotropica-, "intimpa" -Podocarpus glomeratus-, "Kisuar" -Buddleja-) in quelle basse. Esistono inoltre circa 200 specie di orchidee.
Tra la fauna si trovano più di 300 specie di uccelli (tra i quali il condor Vultur gryphus e diverse specie di colibrì) e vari mammiferi (il "puma" Felis colorato, il "tigrotto" Felis pardalis, alcune specie di scimmie e ofidi).
Alcune specie rischiano l'estinzione, come il galletto delle rocce, l'orso con gli occhiali (chiamato "Ucumari", unico orso del Sudamerica), la nutria e il gatto della montagna.




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Machupicchu

La grandiosa città di Machupicchu rappresenta una concreta sfida dell'uomo nei confronti della natura; fu costruita sul dorso di uno sperone sporgente nella parte intermedia di una montagna, dove secondo una studiosa peruviana, Alfonsina Barrionuevo, la città "sospende i propri palazzi ed i propri templi sul granitico canyon di Urubamba, a penzoloni sopra il fiume".
Il terreno è scosceso, corto e con molti dislivelli, ragione per cui questo antico centro inca non ha le caratteristiche di una città convenzionale e presenta invece molteplici unità sparse per tutta la zona, a diverse altitudini, separate da precipizi impressionanti e unite da sentieri spesso angusti e pericolosi.
Confina con i picchi di Waynapicchu (nord), Cutija (sud), Putucusi (est) e con la valle di Ccollipani (ovest). Machupicchu è circondata da montagne sulle cui cime gli inca edificarono altari cerimoniali, esprimendo in questo modo il carattere sacro della zona e l'importanza spirituale che ebbe per loro. La visione religiosa del mondo da parte degli antichi peruviani è ben espressa nell'architettura, impressa su ogni pietra di questo colossale monumento.

Machupicchu era essenzialmente costituito da due settori, quello urbano e quello agricolo. I nomi dei quartieri furono assegnati dallo scopritore di questa antica città, il professor Hiram Bingham, basandosi sulla loro potenziale funzione.



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Settore Agricolo

È il primo settore che si incontra entrando nel complesso archeologico: occupa tutta la parte sud-orientale della città ed è formato principalmente da terrazzamenti, un tempo destinati alla coltura di mais e patate.

Le strutture principali sono:

- il Posto di vigilanza, una piccola abitazione di sole tre pareti, oggi restaurata con il tetto in "uchu" (tipica erba andina), da dove si scatta la famosa foto panoramica di Machupicchu.
- la Roccia funeraria, un monolito collocato intenzionalmente in posizione isolata e tagliato a forma di altare, con gradinate laterali. Secondo alcuni serviva per realizzare il processo di imbalsamazione dei defunti, ma non si esclude una relazione con l'osservatorio solare, perché nel solstizio d'inverno la luce del sole si proietta dall'Intipunku (o Porta del Sole) proprio su questa roccia.
- la Kallanka, o Recinto dei Dieci Vani, una costruzione che per dimensione e morfologia potrebbe essere servita come "tambo", luogo di ristoro e di albergo per varie persone.



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Settore Urbano

Il settore urbano è a forma di "U" e ha due grandi complessi architettonici con strade e scalinate che in totale ammontano a 3000 scalini, oltre a un adeguato sistema di canali idraulici per il consumo umano e per l'irrigazione.
Le costruzioni sono a pianta rettangolare. Molti dei recinti hanno solo tre pareti. Generalmente furono ricoperti da rami di alberi e paglia. Le porte e le finestre sono a forma trapezoidale così come le nicchie dei muri dove erano collocati gli idoli e gli altri oggetti.



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Il settore è così strutturato:

Una Fossa Secca divide il settore agricolo da quello urbano. Machupicchu era una città esclusiva, popolata dalla nobiltà e dalla casta sacerdotale, di conseguenza si pensò di assicurarla con un sistema protettivo.

Seguono sedici Sorgenti Liturgiche, disposte in successione e affiancate da gradinate di accesso. La sorgente primaria si trova di fronte a una costruzione di sole tre pareti, denominata "Wayrana", probabilmente un centro cerimoniale dove il "Willaq Uma" (il Sommo Sacerdote) celebrava il culto dell'acqua, elemento sacro nella tradizione precolombiana.


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Ad un livello superiore, una splendida porta con doppio stipite dà accesso al Tempio del Sole (conosciuto anche come "El Torreón"), che fu un complesso originariamente protetto e ben difeso. È opportuno segnalare che nell'Incanato (l'impero) solo i sacerdoti e l'Inca avevano accesso ai templi, che pertanto rimanevano chiusi. Il resto della popolazione celebrava i culti tradizionali nella grande Piazza Principale, al centro della città.



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Il Tempio del Sole ha pianta semicircolare: la parete curva presenta due finestre, una orientata verso est e l'altra verso nord. Pare che si tratti di un osservatorio solare, forse il più importante di Machupicchu. Dalla finestra orientale è possibile fissare con precisione il solstizio d'inverno, basandosi sulla proiezione dell'ombra sulla roccia centrale. Al centro del tempio si trova un altare intagliato nella roccia, luogo dedicato al culto di Inti (il Sole). La parete posteriore, dritta, è conosciuta come la "Porta dei Serpenti": i fori sono molto simili a quelli del Tempio delle Stelle del Coricancha, che secondo Garcilaso de la Vega ostentava ornamenti in pietra, oro e argento. Nella parete sono intagliate alcune nicchie, utilizzate per collocarvi idoli e offerte cerimoniali.


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Al di sotto del Tempio de Sole si trova una grotta, che Bingham battezzò come "Tomba Reale": lì sarebbe stato custodito il corpo dell'Inca, figlio del Sole, anche se la teoria è poco credibile, dal momento che gli inca erano soliti mummificare le spoglie dei sovrani per poi condurle in processione durante i riti principali. Al fianco del tempio si appoggia un edificio a due piani, ben rifinito, conosciuto come "Recinto della Ñusta" (principessa), probabile dimora del Sommo Sacerdote.


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Di fronte al tempio sorge il "Gruppo del Re", unica "kancha" (casa per una famiglia estesa) del settore, considerata l'abitazione dell'Inca. La costruzione consta di due ampie stanze e due piccole
"wayranas" attorno a un patio centrale. La stanza a est rappresenterebbe la zona notte: le pietre lavorate sarebbero state il letto dell'Inca, mentre nell'angolo a nord si troverebbero i "servizi igienici". La stanza di fronte è conosciuta come lo "studio" del sovrano e le due "wayranas" sarebbero state utilizzate come cucina e atellier. Al centro del patio c'è una pietra lavorata, utilizzata come mortaio per macinare il grano e gli alimenti.


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Uscendo dal complesso si arriva alla "Cava" o "Caos Granítico", un'area con blocchi sparsi di granito che si pensa siano stati trasportati dalle montagne adiacenti. Qui venivano tagliati e utilizzati per la costruzione degli edifici di Machupicchu.

Dalla cava si può proseguire verso sud-est, per arrivare al settore noto come "Gruppo Superiore", una serie di edifici che pare fossero di uso pubblico, dato il numero rilevante di "qolcas" (depositi di derrate). L'unico accesso per chi proviene da sud è la Porta Principale della città, ingresso preferenziale per l'élite residente. Dall'interno è possibile individuare il sistema di sicurezza, con un anello di pietra sull'architrave e dei chiodi negli stipiti.


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A ovest della cava si trova invece il "Gruppo Sacro", con una Piazza Sacra su cui sorge il Tempio Principale, tipica "wayrana" di tre pareti con sette nicchie trapezoidali al centro e cinque sui lati. È un esempio del sistema di incastro dei blocchi, che combaciano come tessere di un puzzle. Oggi si ignora la divinità adorata nel tempio, sebbene molti storici ritengano che si tratti di Wiraqocha, noto dio del pantheon inca. All'estremo nord della piazza sacra si trova il Tempio delle Tre Finestre, un'altra "wayrana" a pietre poligonali. Secondo alcuni sarebbe la rappresentazione simbolica del Tamputocco, o "montagna dalle tre finestre", leggendario luogo d'origine dei fratelli Ayar, capostipiti degli Inca. Di fronte al Tempio Principale si colloca la Casa del Sacerdote, mentre alle sue spalle si trova un piccolo recinto con una insolita piattaforma al centro, una sorta di sofà di pietra. Il recinto è noto come la "Camera degli Ornamenti", una sorta di sacrestia andina del tempio.


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Dalla Piazza Sacra una scalinata conduce all'Intiwatana, l'orologio solare. Il nome fu coniato da George Squier nel 1877, giacché non compare in nessuna cronaca coloniale. Letteralmente significa "luogo dove si attacca il sole", ma la denominazione corretta sarebbe "saywa" o "sukhanka", come indicato negli antichi manoscritti. Si tratta di piattaforme sovrapposte sulle quali poggia un monolito scolpito con angoli orientati: la costruzione culmina in un prisma alto 36cm che proietta la luce del sole sul pilastro sottostante. L'angolo a sud del poliedro ha un'inclinazione di 13°, che è la stessa latitudine di Machupicchu: il 22 settembre, equinozio di primavera, il sole non proietta nessuna ombra sul pilastro. È dunque indubbio che fu utilizzato quale osservatorio solare, attraverso la misurazione delle ombre proiettate.


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All'estremo nord di Machupicchu si trova il complesso della "Roccia Sacra": due "wayranas", una di fronte all'altra, sembrano fungere da templi dedicati al culto della grande roccia che si erge al centro, su un piedistallo di pietra. Nella religione andina si ritiene che le montagne siano o possiedano "apu", spiriti superiori protettori degli uomini. Molti studiosi ritengono che la Roccia sacra non sia altro che la fedele riproduzione della montagna alle sue spalle, chiamata "Yanantin": in effetti il profilo della roccia sembra una rappresentazione in scala della montagna. Tuttavia alcuni affermano che la pietra avesse in origine un'altra forma, forse quella di un puma. Dietro la roccia inizia il cammino che conduce al Wayna Picchu ("giovane montagna", in contrapposizione a Machu che significa "antica").


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Nella parte orientale di Machupicchu, attraversata la Piazza Principale, si entra nel quartiere abitativo, con ogni probabilità popolato da artigiani. Le pareti sono infatti di tipo "pirka" (pietre dozzinali unite con il fango) e gli edifici sembrano essere piccoli appartamenti e magazzini. Il tetto, costituito da una struttura lignea ricoperta di paglia, poggiava su sporgenze di pietra. In questo settore si distinguono il "Complesso delle tre porte", l'"Intimachay" ("Grotta del Sole") e il "Gruppo dei Mortai". Quest'ultimo, noto anche come "Quartiere Industriale", è indipendente dal resto delle costruzioni e ancora vi si trovano due mortai circolari dello stesso diametro, forse utilizzati per fabbricare tessuti o ceramiche.


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Uno dei complessi architettonici più affascinanti ed enigmatici di Machupicchu è il "Tempio del Condor", a sud-est del Quartiere Industriale. Il tempio è una sorta di labirinto in cui si colloca una scultura che presenta gli elementi tipici del condor andino: il becco, il collare bianco intorno al collo e l'apertura alare. È indubbio che si trattasse di un luogo sacro dedicato al culto dell'"Apu Kuntur", uno dei tre animali sacri, insieme con serpente e puma. C'è chi considera che qui sorgessero le prigioni di Machupicchu e che i condannati a morte venissero dilaniati dai condor. Secondo questa interpretazione le nicchie disposte negli antri (con piccoli fori negli stipiti) sarebbero state usate per ammanettare i prigionieri. Le nicchie più grandi avrebbero avuto invece la funzione di racchiudere i detenuti "murati vivi": dai piccoli vani intagliati nella parete avrebbero respirato e mangiato.



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Tra storia e mistero

Per quale motivo le cronache del XVI secolo non parlano di Machupicchu? Perché non fu distrutta dai conquistadores e dai religiosi icaricati di "estirpare l'idolatria"? Perché una città così importante fu lasciata nell'oblio per centinaia di anni? Le risposte a queste domande sono ancora parzialmente irrisolte: quello che si sa sull'origine, la funzione e la costruzione di Machupicchu resta confinato nell'ambito delle ipotesi.

Un passo indietro

Per gli Inca la valle di Urubamba era la porta della foresta, l'antisuyu. Il fiume che l'attraversa era un tempo conosciuto come Willka Mayu (Fiume del Sole o fiume sacro) e il nevaio che lo origina era chiamato Willkan Uta (Casa del Sole o casa sacra). Willka: il Sole degli aymará, antenato dell'Inti quechua, ma anche "santo" in runa simi o quechua. Il culto solare era dunque ancestrale nella zona.

Prima della nascita del Tawantinsuyu, la valle (nota anche come Tampu) era dominata da piccole signorie locali, tra le quali emergevano i Kanchis (comandati da Pinau Capac) e gli Ayarmacas (soggetti a Tocay Capac). Secondo la leggenda Cusco sarebbe stata fondata da quattro fratelli (Manco Capac, Ayar Uchu, Ayar Kachi e Ayar Auca), ognuno legato a una nazione preesistente: Ayar Uchu rappresenterebbe l'eroe mitico degli antichi Tampu.

Pachacutec fu il primo Inca a lasciare Cusco per conquistare nuove regioni e assoggettò la valle di Urubamba, che divenne insediamento privilegiato della nobiltà inca. La fondazione di Machupicchu risalirebbe proprio all'epoca del suo governo (1438-71). Avvalorano l'ipotesi la datazione del carbonio 14, l'indubbio stile "Inca Imperiale", la fattura della ceramica e la totale assenza di evidenze archeologiche di epoca pre-inca.


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Ma qual era la funzione di Machupicchu?

Alcuni ritengono che fosse l'ultimo avamposto delle Ande, il punto di partenza per penetrare nella foresta e assoggettare nuove popolazioni. Per altri sarebbe stato un santuario nascosto, un grande e pacifico Aclla Huasi, dimora delle vergini dedicate al culto degli dei. In base all'esame dei corpi riesumati, la popolazione di Machupicchu (che nel suo apogeo dovette avvicinarsi ai 1000 individui) risulta composta per l'80% da donne.
Con ogni probabilità si trattava di una "llacta", ossia una città amministrativo-religiosa dove risiedevano gli alti funzionari di Stato, i sacerdoti e uno stuolo di servitori e artigiani. Il luogo isolato in cui sorge suggerisce che fosse il rifugio di una parte selezionata della nobiltà inca in caso di attacco. Il ricercatore Waldemar Espinoza Soriano afferma che nemmeno la popolazione andina conosceva l'ubicazione di Machupicchu, fatta eccezione per il "sapa inca" o "unico re" e i facenti parte della famiglia reale di Pachacútec. Aggiunge: "Machupicchu ebbe un ruolo evidentemente difensivo. Fu una llacta di rifugio, con tutti i mezzi per resistere a un assedio e non avere comunicazioni per decenni".
C'è chi sostiene che la città fu utilizzata come ricovero dell'élite inca dopo l'avvento degli spagnoli. Con la morte di Túpac Amaru (1572) non aveva più ragione di funzionare: si spiegherebbe così la mancata conoscenza della città da parte degli spagnoli. Una città di prescelti non può esistere senza il suo eletto.
Quello che si sa con certezza è che la città si spopolò repentinamente e in modo definitivo, fino a scomparire fagocitata dalla foresta.




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24 luglio 1911: la scoperta

Hiram Bingham, professore di Yale, esploratore e appossionato di archeologia, è oggi noto come lo scopritore della più famosa città preispanica del Perù, un vero gioiello architettonico costruito dagli inca, rimasto nascosto per più di quattro secoli, protetto dalla rigogliosa vegetazione del canyon di Urubamba.
Nel 1906 Bingham aveva intrapreso un viaggio avventuroso da Buenos Aires a Cusco, seguendo le rotte commerciali dell'epoca coloniale. L'entusiasmo per i luoghi conosciuti accese in lui il desiderio di trovare Vilcabamba, ultimo rifugio, secondo quanto narrato dagli antichi cronisti, degli inca ribelli. E così viaggiò ad Abancay, porta naturale verso l'inesplorata e leggendaria città inca. Lì gli abitanti lo informarono dell'esistenza di alcune rovine e lo condussero a quello che oggi conosciamo come complesso archeologico di Choquequirao. Bingham non si lasciò impressionare: la mitica Vilcabamba doveva essere ancora più imponente. Tornato negli Stati Uniti ottenne l'appoggio della National Geografic Society e dell'università di Yale, nonché i contributi volontari di amici e parenti. Trovare Vilcabamba non era più il sogno di un accademico, ma un'impresa pianificata.


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Nel gennaio del 1911 Braulio Polo y la Borda, proprietario dell'hacienda Echarati, nella provincia di Convención (Cusco), ospitava Alberto Giesecke, allora rettore dell'università di Cusco. Fu in una delle numerose conversazioni che gli raccontò dell'esistenza di misteriose rovine inca nella zona. Giesecke, amico di Bingham, lo contattò immediatamente, invitandolo a esplorare la regione.
Il resto è storia: il 24 luglio 1911, accompagnato dalla guida locale Melchor Arteaga, Bingham arrivò sulla cima del monte Machupicchu. Lì incontrò Anacleto Alvarez e Toribio Recharte, due campesinos che vivevano sul posto con le rispettive famiglie, coltivando i terrazzamenti inca. Si dice che fu un bambino a svelare a Bingham le monumentali rovine. Quello che vide e le emozioni che provò restano registrati nel suo "La città perduta degli Incas". Ma commise un errore: era certo che quella fosse proprio la leggendaria Vilcabamba.
In seguito il Governo peruviano, tramite decreto del 31 ottobre 1912, autorizzò lo studioso a scavare nella zona. Non solo: gli permise di portare negli Usa tutto il materiale archeologico reperito.
Occorsero più di cinque anni di lavori per far riemergere dalla giungla l'intero complesso architettonico.


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I precursori

Come succede per ogni scoperta, anche quella di Machupicchu ebbe dei precursori, uomini di grande coraggio che, attratti dai ricchi tesori che si diceva esistessero nelle città perdute, sfidavano i pericoli dei boschi e delle montagne della zona. Luoghi quasi inaccessibili a causa della fitta vegetazione, degli animali selvaggi e velenosi, e della totale inesperienza degli esploratori.
Enrique Palma e Gabino Sánchez sarebbero stati condotti alla monumentale città da Agustín Lizárraga, per i cuschegni il vero scopritore di Machupicchu. Ad avvallare l'ipotesi concorre il libro del figlio di Bingham, Alfred, intitolato "Portrait of an Explorer. Hiram Bingham discover of Machupicchu". Alfred Bingham scoprì nel libro di appunti di suo padre la seguente dicitura: "Agustín Lizárraga è lo scopritore di Machupicchu e vive nel villaggio di San Miguel". Inoltre, registrò che in una delle pareti del Tempio delle Tre Finestre figurava una scritta a carboncino che diceva: "Lizárraga, 14/7/1902".
Anni più tardi, Bingham tornò a Machupicchu, venne a conoscenza della tragica morte di Lizárraga e decise di cancellare il suo nome dalla storia ufficiale. Alfred M. Bingham scrisse che nella "Città perduta degli Incas" suo padre eliminò ogni riferimento a Lizárraga e riferisce che le foto che scattò Hiram il 24 luglio del 1911 dimostrano che gran parte della cittadella non era coperta dalla vegetazione secolare. Queste immagini non furono mai pubblicate. Dimostrò anche che suo padre modificò in successive pubblicazioni le sue argomentazioni allo scopo di trasformarsi nello scopritore scientifico di Machupicchu. Perché tanta acredine contro il proprio padre? La storica Mariana Mould de Pease ha una spiegazione: "Hiram ottenne una gran fama dentro e fuori degli Stati Uniti, divenne un eroe, tanto da vincere le elezioni per divenire governatore dello stato del Connecticut. Hiram si era sposato con una delle ereditiere del gruppo Tiffany (la famosa gioielleria di New York). Ebbe sette figli, però quando la moglie morì, diseredò i sette e si risposò quasi subito. I suoi figli non lo perdonarono mai".



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Hiram Bingham: tra avventura e politica


Nato alle Hawaii e figlio di un pastore protestante, Bingham manifestò fin da giovane il suo temperamento di esploratore e la sua passione per l'archeologia. Il matrimonio con una ricca ereditiera gli assicurò un posto di prestigio nell'alta società statunitense e gli aprì molte porte, fra le quali quella della dirigenza della National Geographic Society e dell'Università di Yale, foro degli intellettuali nordamericani. Altra storia è ciò che significò la scoperta di Machupicchu per l'opinione pubblica statunitense. Agli inizi del XX° secolo, gli Usa erano l'immagine di una terra promessa per gli impoveriti emigranti del Vecchio Continente. Ancora non era una potenza mondiale, fino alla vittoriosa campagna durante la Prima Guerra Mondiale, culminata nel 1917, sei anni dopo la scoperta di Machupicchu; tuttavia un gruppo di intellettuali statunitensi seppe fomentare nell'opinione pubblica la necessità di avere degli eroi civili, a differenza della tendenza europea di celebrare i personaggi militari. Stando così le cose, il ritrovamento della città perduta degli Inca, compiuto per di più da un bianco anglosassone protestante, fu accolto con grandi onori dalla classe dirigente civile. L'appoggio da parte del presidente peruviano Augusto B. Leguía (1908-1912;1919-1930), fu ottenuto grazie ad una lettera di presentazione inviata a Lima dal presidente statunitense. A Cusco, inoltre, Bingham contava sull'appoggio del suo compatriota Alberto Giesecke, che a venticinque anni di età esercitava la carica di Rettore dell'Università di Cusco, nominato nientemeno che dallo stesso Leguía. Giesecke era un giovane innamorato del Perù, sposato con una signora dell' alta società cuschegna e "fu lui che aprì a Bingham le porte dei salotti intellettuali e delle autorità di Cusco", afferma la storica Mariana Mould de Pease.
Tuttavia personalità come Julio C. Tello e Luis Valcárcel protestarono con forza quando vennero a conoscenza che le autorizzazioni concesse dall'amministrazione Leguía consentivano a Bingham di portare negli Stati Uniti tutto il materiale osteologico, i documenti e i reperti archeologici rinvenuti a Machupicchu. Fra le carte di Hiram Bingham, custodite nella Biblioteca Sterling dell'Università di Yale, esistono due risoluzioni supreme, firmate fra il 1912 e il 1916, che autorizzavano le sue investigazioni e specificavano che gli oggetti ritrovati a Machupicchu dovevano ritornare al Ministero delle Pubblica Istruzione assieme alle fotografie, alle stampe e alle relazioni.
Il 6 marzo 2003 l'Università Nazionale del Cusco ha inviato una lettera al presidente Valentín Paniagua affinché prendesse posizione in merito. In seguito l'allora direttore dell'INC (Istituto Nazionale di Cultura), Luis Enrique Tord, ha chiesto la restituzione dei reperti archeologici al Perù, per essere custoditi nel Museo del Sitio de Machupicchu.




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Machupicchu: una città perduta?

Quando Hiram Bingham giunse nel territorio occupato dal Parco Archeologico di Machupicchu, questo era spopolato da secoli. Non avendo abitanti non ci fu legame umano che vincolasse ciò che oggi viene chiamato Machupicchu con Cusco e altre zone.

Ma chi conobbe per ultimo questa terra sospesa tra Ande e foresta?

Secondo lo studioso Víctor Angles (ipotesi condivisa dalla maggior parte del mondo accademico) gli ultimi inca non conobbero Machupicchu e pertanto gli spagnoli non vi penetrarono mai, dato che allora non c'erano già più strade che li conducessero lì.

Al contrario, lo storico José Tamayo Herrera giudica falsa l'ipotesi secondo la quale Machupicchu fosse sconosciuta durante la Colonia. Egli sostiene che José Uriel García scoprì un'antica scrittura secondo la quale l'8 agosto del 1776 doña Manuela Almirón y Villegas vendette i luoghi denominati Pijchu, Machupijchu e Wayna Pijchu a Pedro Antonio de Ochoa
per 350 pesos, e questi a sua volta li vendette nel 1782 a Marco Antonio de la Cámara, governatore di Urubamba, per 450 pesos. Aggiunge Tamayo Herrera: "Il valore di Machupijchu, per gli Inca, è stato religioso, magico, e soprattutto paesaggistico, perché il paesaggio per gli Hanan aveva un fascino particolare: i picchi, le cime innevate, i precipizi, i boschi, ecc...resero Machupicchu un luogo dal paesaggio singolare, che per gli Inca era parte della loro stessa religione. Per questo avrebbero scelto Machupicchu, per l'eccezionalità del suo paesaggio".




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I dintorni di Machupicchu


Nei dintorni di Machupicchu si trovano gruppi archeologici della città pre-ispanica, tra i quali il Tempio della Luna, l'Intipuncu e il Ponte dell'Inca. Per visitare questi luoghi bisogna avere tempo a disposizione e una buona conoscenza della zona (o un inesauribile spirito di avventura), visto che i precipizi e il cattivo stato di alcuni dei sentieri inca fanno emergere il lato pericoloso della visita, in particolar modo nel periodo delle piogge.

Waynapicchu

Waynapicchu o "montagna giovane" costituisce l'ultima parte di uno sperone che fa parte della montagna, la cui base semicircolare è circondata dalle acque del fiume Urubamba. Il sentiero che porta fino a Waynapicchu inizia alle spalle della Roccia Sacra, all'estremo nord della città. La parte più bassa del cammino è nella gola che unisce i due corpi della montagna, la cui ampiezza non raggiunge i due metri. Non esistono sponde e ai due lati i tagli naturali sono quasi verticali e molto profondi. Il vertiginoso sentiero costeggia zigzagando il fianco occidentale del Waynapicchu. L'ampiezza del camino non è più grande di un passo e questo, unito alla fortissima pendenza, non lo rende adatto a chi soffra di cuore.
A metà del cammino parte un altro sentiero che conduce al Tempio della Luna. Lo storico di Cusco Víctor Angles dice: "é stato messo un cavo d'acciaio a circa un metro sopra il livello del cammino perché serva da sponda per gli avventurieri. Si sono verificati degli incidenti, quando cade qualcuno la difficoltà sta nel trovarne il cadavere".
Per giungere in cima alla montagna ci vuole circa un'ora; da lì si può godere della vista della Piazza principale di Machupicchu, circa 400 metri al di sotto, e il panorama è in generale impressionante, si possono ammirare il vertiginoso Canyon dell'Urubamba con le sue infinite sfumature di verde e, all'orizzonte, le bianchissime cime innevate.
Waynapicchu fu postazione di guardia, stazione di comunicazione e luogo di adorazione. Sulla cima della montagna si trovano enormi blocchi di pietra, accuratamente lavorati, che sono inclinati e che costituivano un luogo di adorazione o un Tempio.



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Tempio della Luna


Non finiscono mai di generare stupore la magnificenza e lo straordinario senso artistico degli inca. Il Tempio della Luna è un ulteriore esempio delle loro straordinarie costruzioni che, nonostante la limitata estensione, sorprendono per la perfezione del lavoro degli scalpelli.
Si tratta di un complesso architettonico situato sul lato nord del Waynapicchu, a metà della sua elevazione (2 km a nord-est dalla città di Machupicchu). I costruttori composero in una grotta un grande recinto scolpito, con nicchie e porte finte scolpite nella roccia con una gigantesca entrata di 8 metri di altezza per 6 di ampiezza. Il risultato è molto raffinato e si trova in un'impressionante ubicazione. Doveva essere una tomba reale, un luogo di adorazione o di osservazione.



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Intipuncu

Intipuncu significa "Porta del Sole" e si trova un chilometro a sud-est della città inca. La camminata è facile e rilassante: si deve partire dal settore agricolo e percorrere un sentiero selciato. Si arriva a destinazione in 45 minuti circa. Richiama immediatamente l'attenzione la presenza, a intervalli regolari, di altari o siti liturgici, che Bigham denominò "stazioni rituali". Intipuncu è un importante recinto archeologico, con ambienti e percorsi fluttuanti, formato dalle lastre che emergono come alettoni dal fianco della montagna.




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Ponte dell'Inca

Questo singolare ponte fa parte di uno dei cammini più pericolosi di tutta la città. Il percorso inizia nella parte alta della città di Machupicchu, in prossimità dei terrazzamenti, nel settore agricolo. Superate la Roccia Funeraria e il Posto di Vigilanza si arriva a una capanna di controllo. Qui il sentiero si fa stretto e segue il profilo della montagna. In mezz'ora (2 km di cammino) si arriva a uno strapiombo a 300 metri di altezza sul fiume Urubamba e comincia il Ponte dell'Inca.
Il ponte è costruito con tronchi di alberi che furono introdotti in una fenditura del cammino di pietra in modo da poterli togliere in caso di pericolo, per impedire il passaggio. La costruzione del cammino e del ponte obbediva a misure di sicurezza molto studiate.



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La cima del Machu Picchu

È un'inconsueta escursione che parte dal settore agricolo, nei pressi del Posto di Vigilanza. Il sentiero da percorrere è accidentato e non segnalato. La cima raggiunge i 3.050 metri di altezza. Se si indovina il percorso è possibile raggiungerla in un'ora. La vista è straordinaria.







Il Cammino Inca

Introduzione

Il Capac Ñan era il Cammino Reale degli Inca. Un sistema viario di circa 20.000 km che collegava il deserto ai nevai, la giungla selvaggia alle fiorenti città. Consentiva ai villaggi andini di ricevere i prodotti del mare e a quelli sulla costa di procurarsi legna e coca dalle Ande e piume rituali dall'Amazzonia. Grazie al sistema stradale gli Inca controllavano da Cusco (il centro della rete viaria) territori dislocati a migliaia di chilometri di distanza. E qualora non fosse possibile costruire strade, l'ingegneria rimediava con scalinate e ponti, creando un'impareggiabile rete di comunicazioni.
Il Capac Ñan era il cammino principale dal quale si diramavano una serie di percorsi laterali, con una copertura totale di 40.000 Km. Gli antichi andini studiarono tanto a fondo le caratteristiche del terreno che disegnarono i cammini in modo che due punti fossero sempre collegati dal più breve tragitto possibile. A intervalli regolari si edificavano dei "tampu", luoghi di ristoro e di approvvigionamento per affrontare gli itinerari più lunghi.



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I sentieri di pietre

In genere i cammini inca sono selciati, presentano canali, scale e tunnel. Possono arrivare a 5 metri di larghezza e mostrano grande cura nella lavorazione e disposizione delle pietre.



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I ponti

I ponti sono una delle maggiori attrazioni del Cammino Inca. Sono costruiti con corde fissate a pilastri di pietra, a loro volta tagliati appositamente sulle rive dei fiumi. Sembrano estremamente fragili, ma sono resistentissimi e sono tuttora utilizzati dagli abitanti delle Ande, che continuano a incaricarsi della manutenzione e ricostruzione.



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I "chasqui"

Non si può parlare di strade inca senza menzionare questi "corrieri umani" incaricati di portare notizie nel minor tempo possibile ("chaski" in quechua significa "dare o ricevere qualcosa"). Gli inca, disponendo di un sistema di comunicazioni avanzato, con i chasqui raggiunsero la massima efficienza anche nel servizio postale. In una sorta di staffetta con i tempi calcolati alla perfezione, i chasqui si passavano le informazioni (contenute nei "quipu") di mano in mano, dal mittente al destinatario.



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L'Inca-trail: il cammino Inca per Machupicchu

Senza ombra di dubbio il tratto più noto del Cammino Reale è quello che parte dal Km 88 della linea ferroviaria Cusco-Quillabamba e continua per 42 Km fino a Machupicchu. Il tragitto, segnato per lo più da sentieri selciati, attraversa importanti centri archeologici, come Huayllabamba, Runcuracay, Sayacmarca, Puyupatamarca, Huíñayhuayna e Intipuncu.
Bisogna disporre di 4 giorni per percorrerlo interamente: la varietà paesaggistica ed ecologica del cammino è sorprendente. Si sormontano due cime piuttosto elevate: Huarmihuañusca (4,200 m) e Runcuracay (3,800 m). è pertanto consigliabile acclimatarsi a Cusco prima di affrontare la camminata.


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Percorso

L'Inca-trail è una nota formula turistica che si traduce in un'emozionante avventura di 4 giorni e 3 notti attraverso un circuito di 42km a piedi. Le modalità di viaggio possono essere concordate a seconda delle possibilità economiche e dell'esperienza dei partecipanti. Cusco è letteralmente disseminata di agenzie che offrono vari pacchetti turistici, davvero per tutte le tasche.

Spesa minima prevista


Treno fino al Km. 88:
Treno "Inca" (A/R): $ 80
I classe (A/R): $ 55
Turismo económico (A/R): $ 30

Inca-trail e ingresso a Machupicchu: $ 50

Guide e facchini: $ 4 al giorno (inclusi i pasti)

Custodia degli zaini a Machupicchu: $ 0.50

1° GIORNO

Si parte dal Km 88 della linea ferroviaria Cusco-Quillabamba. Il treno fa una breve sosta all'altezza di Corihuayrachina, dove si viene registrati e si "acquista" il diritto di percorrere il cammino inca e di entrare nel Parco Archeologico di Machu Picchu (ora non più necessario, dal momento che il percorso si può intraprendere solo con le agenzie autorizzate che si incaricano di tutto). Quindi si attraversa il ponte Cusichaca sul fiume Urubamba. Sul lato sinistro del sentiero si costeggia un bosco di eucalipti, a un'altezza media di 2.700m, fino ad arrivare ai resti archeologici di Quente e Llactapata. Si prosegue fino a Huayllabamba (ultimo centro abitato). Il paesaggio è in genere coloratissimo e tappezzato di ginestre. È possibile accampare a Huayllabamba (si consiglia l'ampia radura vicino alla scuola) oppure proseguire fino a Tres Piedras, a circa 30 minuti di distanza.

2° GIORNO

Sveglia all'alba. Si affronta una salita scoscesa fino a Huarmihuañusca (4.200 m). Questo tratto era noto, nei secoli XVIII e XIX, come la rotta del contrabbando. A dorso di mulo si trasportavano la canna da zucchero e la coca per evitare di pagare gli alti dazi doganali. Huarmihuañusca è l'unico punto dell'itinerario in cui si può manifestare il famigerato "soroche" (mal d'altitudine): sarà sufficiente acclimatarsi, magari masticando foglie di coca o prendendo apposite medicine (le farmacie di Cusco sono adeguatamente provviste). Qui soffiano di solito forti venti e la temperatura si abbassa. Dopo un riposo rigeneratore si inizia la discesa fino alla valle del fiume Pacaymayo, dove si accampa.



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3° GIORNO

È la tappa più larga della camminata. Anche se i dislivelli non sono bruschi, il tratto da percorrere è lungo: si deve attraversare un secondo passo, Runcuracay (3.800 m), per poi scendere fino alla Laguna Negra e raggiungere Sayacmarca. Da lì si passa attraverso un tunnel preispanico e si arriva a Puyupatamarca.

4° GIORNO

Si parte molto presto e si scende fino ai terrazzamenti di Huíñayhuayna. Per circa 8 km si segue un sentiero a bassa altitudine ("cejas de selva"), che conduce a Intipuncu e, finalmente, a Machu Picchu.

I centri archeologici dell'Inca-trail

Quente (2,600 m)
È la prima tappa del cammino inca (in quechua "q'inti" = "colibrì"). I resti archeologici si trovano in corrispondenza del tratto ferroviario tra il km 84 e il km 90. Il complesso comprende: Tancarpata, Quisuarpata, Huilcarácay, Cusichaca, Llactapata, Tarapata, Machu Quente e Huayna Quente. Le costruzioni di pietra includono abitazioni rustiche, terrazzamenti, torri e altari. Si crede che fosse una signoria regionale, perché ci sono evidenze di una densa popolazione e di ampi territori coltivati.


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Huayllabamba (2,750 m)
È il nome sia dei resti archeologici sia di una comunità campesina (in quechua "Waylla Pampa" = "campo verde"). Huayllabamba è l'ultimo villaggio che s'incontra prima di intraprendere la camminata.
Sorge alla confluenza dei fiumiciattoli Huayllabamba e Llulluchapampa.
I resti si compongono di pareti semidistrutte, terrazzamenti, alcune tombe rustiche e frammenti di canali di irrigazione. Qui si può scegliere di prendere il sentiero che porta al nevaio Salcantay (c'è un piccolo cartello segnaletico). Mezz'ora dopo si arriva a Tres Piedras, il primo posto attrezzato per accampare. Protetto dal vento grazie ai numerosi alberi e dotato di abbondante acqua fresca, questo accampamento offre una preziosa occasione di ristoro. In alta stagione conviene arrivare presto per trovare spazio.

Runcuracay (3,950 m.s.n.m.)
Si tratta di una costruzione di forma circolare, scoperta nel 1915 dall'equipe di Hiram Bingham, lo scopritore di Machu Picchu. Da qui si possono vedere il monte Huarmihuañusca e il nevaio Humantay.


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Sayacmarca (3,600 m)
Il suo nome deriva dal quechua "Sayaq Marka", "villaggio innalzato". Le piccole e anguste strade trasformano il complesso in un vero e proprio labirinto sull'orlo di un precipizio. Mozzafiato. Sullo sfondo si staglia il monumentale nevaio Salcantay.
Per arrivare a Sayacmarca bisogna superare una lunga scalinata: il consiglio è di non scoraggiarsi, perché la costruzione vale davvero la pena.

Aquí se presentan dos opciones: acampar en Puyupatamarca y gozar de una extraordinaria puesta y salida del sol, o descansar en las inmediaciones de Huiñayhuayna (B1) y visitar con mayor tiempo su fabulosa andenería.



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Puyupatamarca (3,570 m)
Alba e tramonto sono impareggiabili visti da qui. La cittadella offre un'impareggiabile panorama della cordigliera di Vilcabamba. Il suo nome deriva dal quechua "Phuyu Pata Marka" , "villaggio in cima alle nuvole", che le calza perfettamente, perché per la maggior parte dell'anno le nuvole si fermano al di sotto dell'altopiano sul quale sorge la città. Suggestivi i bagni inca, forse utilizzati per cerimonie di purificazione rituale. Uno spettacolare e vertiginoso cammino selciato conduce fino a Huiñayhuayna.

Huiñayhuayna (2,650 m)
Il suo nome in quechua vuol dire "sempre giovane". Huiñayhuayna si proietta sulla valle dell'Urubamba, su una gola profonda costeggiata da un ruscello. Richiamano l'attenzione i terrazzamenti e i 19 bagni rituali, che sottolineano il carattere religioso del posto. Un edificio semicircolare domina il complesso e sembra vincolato all'adorazione del nevaio Huacayhuilca (5,361 m). Pur trovandosi a soli 5 Km da Machu Picchu (2 ore di cammino), è stato scoperto solo nel 1942.
Per chi non avesse a disposizione 4 giorni per l'Inca-trail, salire a Huiñayhuayna dal fiume Urubamba e continuare fino a Machu Picchu è un'eccellente alternativa che può realizzarsi in 6 ore circa. Il cammino è impervio, ma la natura circostante è esuberante: orchidee e farfalle regalano uno spettacolo coloratissimo.

Intipata (2,850 m)
Il nome quechua "Inti Pata" si traduce come "promontorio del sole". È un enorme complesso di terrazzamenti, un'impressionante opera di ingegneria che un tempo fu un grande granaio.

Intipuncu
Il nome quechua "Inti Punku" vuol dire "porta del sole". Da qui si ha una straordinaria vista di Machupicchu e dintorni. Ai tempi degli inca dovette essere un posto di vigilanza e controllo. Ancora un chilometro e si arriva alla cittadella.


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view post Posted on 14/4/2013, 10:57
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