Le voci della notte

Mariangela Melato

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view post Posted on 11/1/2013, 15:24
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Mai finirà perchè sei parte dei miei ricordi,parte della mia vita e ciò che mi hai dato,ciò che ti ho dato sempre vivrà!

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Mariangela Melato


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Mariangela Melato (Milano, 19 settembre 1941 ) è un'attrice italiana.



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Biografia



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Nata a Milano nel 1941, sorella dell'attrice e cantautrice

Anna Melato, da giovanissima studiò pittura all'Accademia

di Brera, disegnando manifesti e lavorando come vetrinista

a La Rinascente per pagarsi i corsi di recitazione di Esperia Sperani.


Nel 1960, non ancora ventenne, entrò nella compagnia

di Fantasio Piccoli, debuttando come attrice in Binario cieco di Terron,

rappresentato al Teatro Stabile di Bolzano.


















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Dal 1963 al 1965 lavorò con Dario Fo in Settimo: ruba un po' meno e La colpa è sempre del diavolo. Nel 1966 fu ingaggiata dallo Stabile di Trieste. Nel 1967 lavorò con Luchino Visconti ne La monaca di Monza. Nel 1968 la sua affermazione definitiva nella propria attività teatrale Orlando furioso di Luca Ronconi, ma ebbe successo anche nella commedia musicale di Garinei e Giovannini Alleluia brava gente (1971).



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Nel 1970 debuttò al cinema nel film di Pupi Avati Thomas e gli indemoniati. Nel cinema alternò ruoli drammatici (La classe operaia va in paradiso, 1971, e Todo modo, 1976, di Petri; Caro Michele, 1976, di Monicelli; Oggetti smarriti, 1979, e Segreti segreti, 1985, di Giuseppe Bertolucci; Dimenticare Venezia, 1979, e Il buon soldato, 1982, di Franco Brusati; Figlio mio, infinitamente caro, 1985, di Valentino Orsini) a quelli da commedia, come in Mimì metallurgico ferito nell'onore (1972) e Film d'amore e d'anarchia (1973) di Lina Wertmüller; Casotto (1977) e Mortacci (1988) di Sergio Citti; Aiutami a sognare (1980) di Pupi Avati.



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La sua carriera e la sua indole rimangono comunque inderogabilmente legati al mondo del teatro. Qui affrontò personaggi di grande impegno nelle tragedie Medea (1986) e Fedra (1987) di Euripide e nelle commedie Vestire gli ignudi di Pirandello (1990) e La bisbetica domata di Shakespeare (1992). Dallo stesso anno fino al 2012 ha collaborato con il Teatro Stabile di Genova.


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Dagli anni novanta lavorò per la televisione (Scandalo, 1990, Una vita in gioco, 1991, Due volte vent’anni, 1995, L'avvocato delle donne, 1997; Rebecca, la prima moglie, 2008) ed è proseguito il suo impegno teatrale (Il lutto si addice ad Elettra, 1996; La dame de Chez Maxim, 1998; Fedra, 1999; Un amore nello specchio e Madre Coraggio, 2002; La Centaura, 2004; Chi ha paura di Virginia Woolf?, 2005; Il dolore, 2010); mentre per il cinema recitò in La fine è nota (1993) di Cristina Comencini, Panni sporchi di Mario Monicelli e Un uomo perbene di Maurizio Zaccaro (1999), Vieni via con me (2005) di Carlo Ventura.



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È scomparsa l'11 gennaio 2013 in una clinica romana all'età di 71 anni a seguito di un tumore al pancreas.


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Premi e riconoscimenti


David di Donatello

1972 - David speciale
1975 - David di Donatello per la migliore attrice protagonista, per La poliziotta
1977 - David di Donatello per la migliore attrice protagonista, per Caro Michele
1978 - David di Donatello per la migliore attrice protagonista, per Il gatto
1981 - David di Donatello per la migliore attrice protagonista, per Aiutami a sognare
1983 - Candidata al David di Donatello per la migliore attrice protagonista, per Il buon soldato
1984 - Targa speciale
1986 - Medaglia d'oro del Comune di Roma
2000 - Targa d'oro

Nastro d'Argento
1972 - Nastro d'Argento alla migliore attrice protagonista, per La classe operaia va in paradiso
1973 - Nastro d'Argento alla migliore attrice protagonista, per Mimì metallurgico ferito nell'onore
1977 - Nastro d'Argento alla migliore attrice protagonista, per Caro Michele
1979 - Nastro d'Argento alla migliore attrice protagonista, per Dimenticare Venezia
1981 - Nastro d'Argento alla migliore attrice protagonista, per Aiutami a sognare
1983 - Candidata al Nastro d'Argento alla migliore attrice protagonista, per Il buon soldato

Globo d'oro
1973 - Globo d'oro alla miglior attrice rivelazione, per Mimì metallurgico ferito nell'onore
2000 - Candidata al Globo d'oro alla miglior attrice, per Un uomo perbene



Onorificenze
Commendatore Ordine al Merito della Repubblica Italiana - nastrino per uniforme ordinaria Commendatore Ordine al Merito della Repubblica Italiana
— 28 maggio 2003. Di iniziativa del Presidente della Repubblica.


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Filmografia


Cinema

Thomas e gli indemoniati, regia di Pupi Avati (1969)
L'invasione, regia di Marc Allegret (1970)
Il prete sposato, regia di Marco Vicario (1970)
Rapporto a tre, regia di Paul Swimmer (1970)
Incontro, regia di Piero Schivazappa (1970)
Io non scappo fuggo, regia di Franco Prosperi (1971)
Basta guardarla, regia di Luciano Salce (1971)
Per grazia ricevuta, regia di Nino Manfredi (1971)
La classe operaia va in paradiso, regia di Elio Petri (1971)
Mimì metallurgico ferito nell'onore, regia di Lina Wertmüller (1972)
Lo chiameremo Andrea, regia di Vittorio De Sica (1972)
La violenza: Quinto potere, regia di Florestano Vancini (1972)
La polizia ringrazia, regia di Steno (1972)
Il generale dorme in piedi, regia di Francesco Massaro (1972)
Film d'amore e d'anarchia, ovvero stamattina alle 10 in Via dei Fiori nella nota casa di tolleranza, regia di Lina Wertmüller (1973)
Travolti da un insolito destino nell'azzurro mare d'agosto, regia di Lina Wertmüller (1974)



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La poliziotta, regia di Steno (1974)
Sterminate "Gruppo Zero", regia di Claude Chabrol (1974)
Di che segno sei?, regia di Sergio Corbucci (1975)
L'albero di Guernica, regia di Fernando Arrabal (1975)
Faccia di spia, regia di Giuseppe Ferrara (1975)
Attenti al buffone, regia di Alberto Bevilacqua (1976)
Caro Michele, regia di Mario Monicelli (1976)
Todo Modo, regia di Elio Petri (1976)
Casotto, regia di Sergio Citti (1977)
La presidentessa, regia di Luciano Salce (1977)
Il gatto, regia di Luigi Comencini (1977)
Saxofone, regia di Renato Pozzetto (1978)
I giorni cantati, regia di Paolo Pietrangeli (1979)
Dimenticare Venezia, regia di Franco Brusati (1979)
Flash Gordon, regia di Mike Hodges (1980)
Oggetti smarriti, regia di Giuseppe Bertolucci (1980)
Il pap'occhio, regia di Renzo Arbore (1980)
Jeans dagli occhi rosa, regia di Andrew Bergman (1981)
Aiutami a sognare, regia di Pupi Avati (1981)
Bello mio, bellezza mia, regia di Sergio Corbucci (1982)
Il buon soldato, regia di Franco Brusati (1982)
Domani si balla!, regia di Maurizio Nichetti (1983)
Il petomane, regia di Pasquale Festa Campanile (1983)
Segreti segreti, regia di Giuseppe Bertolucci (1985)
Notte d'estate con profilo greco, occhi a mandorla e odore di basilico, regia di Lina Wertmüller (1986)


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Figlio mio infinitamente caro, regia di Valentino Orsini (1987)
Giselle, regia di Herbert Ross (1987)
Mortacci, regia di Sergio Citti (1988)
La fine è nota, regia di Cristina Comencini (1992)
Panni sporchi, regia di Mario Monicelli (1999)
Un uomo perbene, regia di Maurizio Zaccaro (1999)
L'amore probabilmente, regia di Giuseppe Bertolucci (2001)
L'amore ritorna, regia di Sergio Rubini (2004)
Vieni via con me, regia di Carlo Ventura (2005)




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Televisione

Mosè regia di Gianfranco De Bosio (1974)
Orestea regia di Luca Ronconi (1975)
Orlando furioso regia di Luca Ronconi (1975)
Al Paradise regia di Antonello Falqui (1983)
Vestire gli ignudi regia di Giancarlo Sepe (1986)
Lulù regia di Sandro Bolchi (1986)
Emma. Quattro storie di donne, regia di Carlo Lizzani (1987)
Piazza Navona, episodio Amore a cinque stelle, regia di Roberto Giannarelli (1988)
Medea regia di Tomaso Sherman (1989)
Una vita in gioco regia di Franco Giraldi (1991)
Le chinois, episodio L'héritage, regia di Vittorio Sindoni (1992)
Una vita in gioco 2 regia di Giuseppe Bertolucci (1992)
Due volte vent'anni regia di Livia Giampalmo (1993)
L'avvocato delle donne regia di Andrea e Antonio Frazzi (1997)
La vita cambia regia di Gianluigi Calderone (2000)
Rebecca, la prima moglie regia di Riccardo Milani (2008)
Filumena Marturano regia di Franza Di Rosa (2010)



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È morta Mariangela Melato
signora della scena italiana


Mariangela Melato aveva 71 anni


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Nata a Milano, attrice di cinema e teatro, aveva 71 anni. Sapeva alternare in modo straordinario i registri drammatici e quelli comici



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L’ironia, l’intelligenza e la grande bravura di Mariangela Melato non ci sono più. È morta stamattina a 71 anni in una clinica romana. La notizia è stata diffusa intorno alle 10 in prima battuta su Twitter, dove un tam tam di cinguettii dolorosi è rimbalzato incessante. La Melato era nata a Milano il 19 settembre 1943: «Mio padre era di origini tedesche - raccontava lei - duro e sensibile insieme. Io gli assomigliavo. Mia madre, milanese allegra, estroversa, mi rimproverava. “I tudesch in andaa via - diceva -, ma la raza l’è restada”. I tedeschi erano andati via, ma la razza è rimasta»)


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Giovanissima aveva studiato pittura all’Accademia di Brera, per pagarsi i corsi di recitazione di Esperia Sperani disegnava manifesti e lavorava come vetrinista alla Rinascente. Non ancora ventenne era entrata a far parte della compagnia di Fantasio Piccoli poi era passata a registi come Dario Fo, Luchino Visconti e Luca Ronconi.

Sulla scena s’era affermata nell’Orlando furioso (1968) di Luca Ronconi, ma era anche un’eccellente ballerina, cosi come aveva dimostrato sul palcoscenico del Sistina interpretando Belcore nella commedia musicale di Garinei e Giovannini Alleluia brava gente (1971).



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«Bella? Ma no, ero strana» diceva di se stessa. Il suo viso particolare la aveva aiutata a non chiudersi nello stereotipo della amorosa. Attrice brillante e capace di registro comico fulminante, aveva anche affrontato personaggi di grande impegno nelle tragedie Medea (1986) e Fedra (1987) di Euripide e nelle commedie Vestire gli ignudi di Pirandello (1990) e La bisbetica domata di Shakespeare (1992).


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Anche nel cinema ha alternato ruoli drammatici (La classe operaia va in paradiso, 1971, e Todo modo, 1976, di Petri; Caro Michele, 1976, di Monicelli; Oggetti smarriti, 1979, e Segreti segreti, 1985, di Giuseppe Bertolucci) a quelli da commedia, come in Mimì metallurgico ferito nell’onore (1972) e Film d’amore e d’anarchia (1973) di Lina Wertmüller; Proprio la Wertmuller oggi, travolta dalla commozione, non è riuscita a ricordare la sua interprete e amica:«Ora non riesco a parlare».


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Dagli Anni 90 ha lavorato anche molto in televisione: una delle sue ultime interpretazioni è stata in Rebecca la prima moglie su Raiuno nel 2008: buona parte del successo della fiction si doveva proprio alla sua Signora Danvers, ai primi piani con i suoi occhi terribili e slavati che mandavano lampi d’odio e di tenerezza, di follia e di malvagità.



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Orgogliosa, indipendente, dalla fortissima personalità, ci piace ricordarla in una delle sue ultime interpretazioni sulla scena, Nora alla prova , l’adattamento che Luca Ronconi ha fatto di Casa di bambola, sempre inquietante pietra miliare del femminismo moderno offerta appunto come durante una prova. La Melato, splendida, energica era capace sia di porgere le sfumature del passaggio di Nora dalla ingenua trepidazione alla presa di coscienza, sia, novità, di dare spessore a Kristine: personaggio solitamente considerato di comodo ma che a ben guardare anticipa la Nora del futuro, in quanto donna sola, emancipata, lavoratrice, convinta, per quanto dolorosamente, della necessità della propria scelta. A testa alta sempre, come lo è stata lei nella vita.



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Il primo amore
di Mariangela Melato:


“Lui mi portò a teatro,
poi il palco ci separò”


Mariangela Melato s’è spenta stamane a Roma



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A 18 anni l’attrice inizia a recitare attraversando l’Italia. “Fu un grande amore, volevo una vita agabonda”




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Bella, bellissima anche ora che è «on the wrong side of the sixties», sul lato sbagliato dei sessant’anni, come dicono le americane, che considerano i decenni della vita ammissibili fino a metà e inconfessabili via via che scendono verso il decennio successivo (ma per lei, che è nata il 18 settembre del 1941, è in vista la risalita).

«Bella? Ma no, ero strana. Adesso poi...» e scuote la testa. Invece Mariangela Melato è un miracolo, con quei suoi occhi obliqui, gli zigomi alti e stretti e l’allure da ragazza. Un miracolo la donna e un miracolo l’attrice, diva al cinema e a teatro, meravigliosa nella commedia e nella tragedia, con una recitazione che è limpida naturalezza anche costretta nelle regole deformanti della dizione ronconiana, sfida terribile per ogni interprete. Sarà perché alle regole, alla disciplina, lei è disposta dalla nascita, dal sangue teutonico che le scorre in corpo: «Mio padre era di origini tedesche, duro e sensibile insieme. Io gli assomigliavo. Mia madre, milanese allegra, estroversa, mi rimproverava. “I tudesch in andaa via - diceva -, ma la raza l’è restada”. I tedeschi erano andati via, ma la razza è rimasta».



Con un carattere del genere, magari il suo primo amore è stato il teatro. Gli uomini sono venuti dopo, è così?

«No: per tutti gli anni dell’adolescenza, il teatro non mi ha mai neppure sfiorato la mente, né il primo amore fu un ragazzo. La prima passione fu invece l’arte visiva. Sono nata in una famiglia dove l’arte in genere non era coltivata. Mio padre faceva il vigile urbano, mia madre la sarta. Si andava poco anche al cinema. Ricordo qualche domenica pomeriggio al Fossati, che adesso è diventato il Piccolo Teatro Studio. Come avrei potuto immaginarmi che da grande ci sarei tornata per recitare!».

Mi stava parlando della sua passione per l’arte visiva...

«Sono cresciuta nel quartiere di Brera: era quasi inevitabile imbattersi nella pittura, nella scultura. Meno certo era che me ne innamorassi furiosamente. Ma fu un colpo al cuore: andai alla Pinacoteca con un gruppo di amici e restai sbalordita. Un mondo meraviglioso! Pensai: “Questa è la mia porta del paradiso”. Poi, subito dopo, ho scoperto la fotografia».

A Brera?

«All’epoca c’era il bar Jamaica - c’è ancora, ma i tempi sono cambiati - e lì capitavano tutti gli artisti della città. Era pieno di fotografi, tra gli altri. Veniva Ugo Mulas, mi ricordo. Veniva Mario Dondero, matto come un cavallo. Diventammo amici. Lui non aveva orari, non capiva le convenzioni. Una volta, stavo ancora coi miei, suonò il campanello alle quattro di notte: “Dai Mariangela, vieni giù, andiamo a fare un giro”».

Ma il primo amore, quello in carne e ossa, quando arriva?

«Il primo amore è stato proprio un fotografo. No, non Dondero (ride). Uno della mia età, appena un po’ più grande. Io avevo cominciato a lavorare in Rinascente, facevo le vetrine. Sempre arte visiva, se ci pensa. Nel frattempo avevo allargato i miei orizzonti, la danza, la musica, la letteratura. Per farla breve, a un certo punto ho pensato: forse è il teatro che unisce tutto. E mi sono presentata all’esame per essere ammessa alla Scuola dei Filodrammatici. Avevo 18 anni, mi ha accompagnato il mio primo amore».

Era contento della sua scelta?

«Non è stato contento dopo, quando ho fatto l’attrice. Perché è stata una storia lunga, è durata tanto. Ma poi io mi sono messa a girare, sa, le tournée, le scritture in altre città. A Milano ci stavo sempre meno. A lui non piaceva... Non che mi abbia mai detto: o me o il tuo lavoro, ma le cose non funzionavano più bene».

Lei ha mollato lui o viceversa?

«Abbiamo mollato tutti e due. Io fremevo per andarmene, per badare a me stessa, per essere senza fissa dimora, lui sta tuttora a Milano. Gli uomini sono più antichi delle donne, la moglie gli piace a casa, tanto meglio se non è indipendente, tanto meglio se le serve un sostegno. Io sono il contrario. E dunque, amori ne ho avuti, ma non mi sono mai sposata. Di più, non ho mai convissuto. Come dice splendidamente Rita Levi Montalcini: io ho sempre avuto bisogno di una moglie, non di un marito. E, come vede, sono finita zitella!».

È stato un grande amore il suo primo amore?

«Sì, è stato un grande amore, ma non “il” grande amore. Il primo amore è forse quello che ti fa più soffrire perché sei più delicata, più fragile, ma non per questo è il più importante. Nella vita, se hai fortuna, c’è tempo per altri amori, altrettanto e diversamente intensi. Non che sia facile. Non credo che possa succedere più di tre volte. Tre volte è già molto più di quanto accada di solito. A tanti non succede neppure una volta».

Nel primo amore, però, c’è la scoperta del sesso.

«Non è detto. Si può fare sesso anche prima del primo amore. Ma il punto è un altro: nel primo amore il sesso non è così importante. Nel primo amore conta di più il coinvolgimento sentimentale. Il sesso lo capisci meglio dopo. Ha bisogno di conoscenze tecniche e di consapevolezza. Non credo che uno giunga al primo amore consapevole di quello che c’è dentro il sesso. Della vera profondità del sesso. Bisogna arrivare a trent’anni per saperla misurare».



11/01/2013 - l’ intervista pubblicata su “la stampa” il 23 luglio 2011









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TRAVOLTI DA UN INSOLITO DESTINO NELL'AZZURRO MARE D'AGOSTO


 
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