Le voci della notte

Il Giorno della Memoria LE FOTO ...per non dimenticare!

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view post Posted on 27/1/2023, 07:22
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view post Posted on 27/1/2023, 07:33
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✿♥ Luci e Ombre ♥✿

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view post Posted on 27/1/2023, 09:23
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27_gennaio
 
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view post Posted on 27/1/2023, 12:17
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Barbara

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view post Posted on 27/1/2023, 12:31
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view post Posted on 27/1/2023, 15:26
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giorno_della_memoria_27_gennaio_2023

divisore_shoah_filo_spinato_5

Shoah la memoria

non si sussurra


divisore_shoah_filo_spinato_5

Shhh…
Shhh…
Silenzio!

Shoah…
Shoah…

Dal passato
la storia sussurra
inumane verità,
che le sabbie del tempo
vorrebbero alterare.

Silenti scie di stelle
descrivono i segni
di sogni spezzati;

lacrime di cenere
il cielo piange
inconsolabile

e ancora si interroga
per tutto ciò
che non sarebbe
mai dovuto essere.

Come potete
ancora ignorare
e non ascoltare,
dubitare
o addirittura negare?

Sussurro destinato
a spegnersi,
è la memoria,
per gli animi sordi.

Sussurro
sempre più flebile,
questa dolorosa,
preziosa, memoria
coi suoi ultimi
sopravvissuti.

Da questo campo
di fiori recisi
che il tempo vorrebbe seppellire,
io colgo semi

e i versi si fan strumento
affinché questa memoria
non si sussurri più.
La memoria non si sussurra,
la memoria urla!

Sbattendoti in faccia
quelle vite strappate,
per ricordarti
che nulla di tutto ciò
si ripeta!

Eleonora Capomastro


Per_non_dimenticare_27_gennaio_2023_giorno_della_memoria

 
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view post Posted on 10/7/2023, 05:59
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Mai finirà perchè sei parte dei miei ricordi,parte della mia vita e ciò che mi hai dato,ciò che ti ho dato sempre vivrà!

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Shoah, che il ricordo sia sempre vivo

Continuando a ricordare e commemorare corriamo forse il rischio di smarrire il senso più profondo del nostro passato? Il 27 gennaio del 2012 deve essere ancora una grande opportunità per confrontarci con la barbarie che, in ogni momento ed in ogni punto del mondo, può risorgere fiera e travolgere il presente.




Shoah-che-il-ricordo-sia-sempre-vivo-638x425





Nell'epoca del «quarto potere» in cui le informazioni viaggiano alla velocità di un click da ogni parte del pianeta, è sempre più complesso riuscire a ricordare eventi tragici come la Shoah senza correre il rischio di essere estremamente retorici, sterilmente commemorativi, banalmente didascalici. Si potrebbe dire che ormai conosciamo benissimo la storia dei campi di sterminio, del perfetto sistema orchestrato da Adolf Hitler e dai suoi fedeli servitori, di quella «soluzione finale» oggettivamente ad un passo dall'essere attutata; siamo cresciuti o invecchiati guardando alle immagini dei volti perduti di quei poveri uomini (parafrasando Primo Levi, tuttavia, considerate se quelli erano uomini), delle montagne amare di cadaveri, degli occhi asciutti del fondo della disperazione, delle divise e delle sigle sul braccio, estrema umiliazione prima di scendere nell'immeritato inferno.

Ed è proprio in questa grande conoscenza che abbiamo acquisito, o che per la precisione crediamo di aver acquisito, che si cela la più grande insidia dei nostri tempi: che continuando ad assistere al succedersi di Giornate della Memoria delle vittime del nazismo e del fascismo, quelle immagini si svuotino del proprio significato, diventando in assoluto pura e rinnovata iconografia dei nostri tempi; che distrattamente iniziamo ad accoglierle come una semplice «ricorrenza» e non come l'occasione per riflettere sulle mostruosità che si annidano nell'umanità, anche in quelle persone comuni che non parteciparono attivamente alle più atroci brutalità commesse dalla dittatura, ma furono correi a causa del proprio silenzio, della propria deliberata volontà di non guardare al di là del proprio naso; ugualmente colpevoli poiché hanno scelto di abituarsi al più grande degli orrori senza battere ciglio.


Il rischio che si corre ricorda quello che Bertold Brecht, pochi anni prima della presa del potere da parte dei nazisti in Germania, esemplificava con un racconto amaro nella sua «Opera da tre soldi»: la prima volta che un uomo vedrà un mendicante all'angolo della strada con un moncherino al posto del braccio rimarrà così turbato «da dargli senz'altro dieci scellini», ma la seconda volta saranno soltanto cinque; e alla terza lo consegnerà direttamente alla polizia. Ecco cosa dobbiamo temere più di ogni altra cosa: che, a distanza di anni da quell'episodio, quel che è accaduto non ci sconvolga più come dovrebbe e che, in un giorno troppo lontano, noi stessi inizieremo a chiudere gli occhi o, peggio, puntare i nostri indici colpevoli verso quelli che, occasionalmente, ci piacerà definire «diversi».

I sessantasette anni che ci separano, oggi, dall'apertura dei cancelli di Auschwitz non devono essere una ragione per scivolare in una tenue e lenta dimenticanza, in un'attenuazione dei sentimenti, per rinegoziare la realtà di quello che è stato il più grande orrore che la storia dell'umanità possa ricordare: anche se ormai siamo abituati a sentirlo dire non bisogna mai stancarsi di rinnovare il ricordo che milioni di vittime esigono da noi. Fino alla fine della sua drammatica esistenza Primo Levi ha continuato a rammentarci che la Shoah doveva essere soprattutto un monito per tutti noi, affinché nulla di quello che è accaduto potesse mai più ripetersi, non solo nel cuore dell'Europa, ma in qualunque angolo di mondo, con nuovi volti, magari più puliti e meno minacciosi, e forme differenti, ma con la medesima avidità di sangue e potere nella sostanza.



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view post Posted on 12/7/2023, 20:28
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auschwitz_giornata_memoria



PER NON DIMENTICARE

Voglio narrarti una storia assai brutta,
te la racconto perché è importante,
voglio che tu la conosca tutta
per non dimenticarla neanche da grande.
C’erano mamme, c’erano bambini,
c’erano vecchi, c’erano malati,
e a tutti quanti cambiarono i destini,
persone malvagie, miseri esaltati.
Andavano dietro ad una mente pazza,
che vaneggiava su di una pura razza
e, come fossero rifiuti e sudiciume,
trattavano preziose vite umane.
Spero che tu ne colga la morale
per inventarne un’altra con diverso finale,
che sia più lieto, che sia più giusto,
e che non lasci questo disgusto,
ma che dia a tutti la voglia di fare
perché non si ripeta, non certo per dimenticare.


di Germana Bruno

 
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view post Posted on 12/7/2023, 20:39
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Per_Non_Dimenticare



Aprile




“Prova anche tu,
una volta che ti senti solo
o infelice o triste,
a guardare fuori dalla soffitta
quando il tempo è così bello.
Non le case o i tetti, ma il cielo.
Finché potrai guardare
il cielo senza timori,
sarai sicuro
di essere puro dentro
e tornerai
ad essere Felice.”

Anna Frank




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view post Posted on 27/1/2024, 13:39
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holocaust91


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view post Posted on 27/1/2024, 17:38
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La farfalla

Pavel Friedman


Pavel Friedman visse in Repubblica Ceca sotto il nazismo.
Fu deportato nel ghetto di Terezin
e da lì successivamente ad Auschwitz,
dove morì.
La farfalla racconta la sua vita nel ghetto,
dove le farfalle - ricorda - non vivono.


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La Farfalla

L’ultima, proprio l’ultima,
di un giallo così intenso, così
assolutamente giallo,
come una lacrima di sole quando cade
sopra una roccia bianca
così gialla, così gialla!

L’ultima
volava in alto leggera,
aleggiava sicura
per baciare il suo ultimo mondo.
Tra qualche giorno
sarà già la mia settima settimana
di ghetto: i miei mi hanno ritrovato qui
e qui mi chiamano i fiori di ruta
e il bianco candeliere del castagno
nel cortile.
Ma qui non ho visto nessuna farfalla.
Quella dell’altra volta fu l’ultima:
le farfalle non vivono nel ghetto.


tube%20farfallaGGM-grande-amarilla

divisore%20shoah%20filo%20spinato

Lwow_Ghetto_spring_1942

 
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view post Posted on 27/1/2024, 18:28
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