Le voci della notte

Puya raimondii spettacolare fiore delle Ande

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view post Posted on 21/3/2015, 21:55
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Mai finirà perchè sei parte dei miei ricordi,parte della mia vita e ciò che mi hai dato,ciò che ti ho dato sempre vivrà!

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Il fiore del secolo




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Fioritura estrema




Un uomo accanto a una Titanca in fiore nei pressi di Thumi, in Bolivia. Puya raimondii, scoperta nella seconda metà dell'Ottocento dal naturalista milanese Antonio Raimondi, è una delle specie più spettacolari del mondo: vive ad alta quota sulle Ande e può raggiungere i 12 metri d'altezza.


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La pianta fiorisce solo una volta nel corso della sua vita - 80/100 anni - per poche settimane, poi muore.

"Si tratta di una piante 'estrema' sotto ogni punto di vista”, dice Antonio Lambe, che con la onlus Acción Ambiental si occupa della conservazione di questa pianta, classidicata dalla International Union for Conservation of Nature (IUCN) come a rischio di estinzione a causa della perdita di habitat e del calo di diversità genetica.


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"Cresce in condizioni davvero difficili ed ad altitudini estremamente elevate, ed è la pianta più alta della regione. È una meraviglia della natura che qualcosa di così grande riesca a vivere in un ambiente tanto ostile".


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Maneggiare con cura



Alcune ricerche sul campo suggeriscono che la Titanca riceva nutrienti addizionali dagli escrementi degli uccelli che si cibano dei rarissimi fiori della pianta. A volte gli uccelli finiscono impigliati nel fogliame puntuto della pianta, che consiste in una serie di "artigli” piegati verso l'interno.


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"Se si infilano le mani in una di queste piante senza poi tirarle fuori con grande attenzione ti possono ridurre la pelle a brandelli”, dice Lambe. Alcuni abitanti del posto infatti odiano le Titanca per come a volte riducono il bestiame.

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Anche Puya raimondii ha i suoi problemi però: viene regolarmente abbattuta, mangiucchiata dal bestiame o bruciata per far posto a campi da coltivare.

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Primo piano



La Titanca vive solo in Peru e in Bolivia fra i 3.000 e i 4.800 metri d'altitudine. "Il suolo è così arido che la pianta ha bisogno di molto tempo per accumulare le risorse necessarie alla fioritura e alla riproduzione”, spiega Lambe. "Per questo ci mette anche un secolo a fiorire".

Ma la fioritura è molto produttiva: una singola pianta può rilasciare fino a 10 milioni di semi.


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Bellezza solitaria




Le Titanca, come questa fotografata vicino Thumi, in Bolivia, in genere vivono in macchie isolate composte da poche centinaia di individui.

Questa distribuzione così rada impedisce alla pianta di mischiare i propri geni, rendendola più vulnerabile alle malattie, ai parassiti e alle conseguenze del cambiamento climatico.

Per ora il Perù ospita circa 800.000 piante, mentre in Bolivia se ne contano 35.000 - ma secondo la IUCN questi numeri sono destinati a calare.




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FONTE:nationalgeographic.it
 
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view post Posted on 21/3/2015, 22:35
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Puya raimondii



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Stato di conservazione

In pericolo

Classificazione scientifica

Dominio Eukaryota
Regno Plantae
Classe Liliopsida
Ordine Poales
Famiglia Bromeliaceae
Genere Puya
Specie P. raimondii
Nomenclatura binomiale
Puya raimondii
Harms, 1928
Sinonimi
Pourretia gigantea


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La Titanca (Puya raimondii Harms, 1928) è una pianta della famiglia delle Bromeliaceae, endemica delle Ande (Perù e Bolivia).


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Descrizione

Cresce ad una altitudine di 3200 - 4800 m ed è la più grande delle Bromeliacee, raggiungendo e superando i 10 metri di altezza. La sua infiorescenza a pannocchia emerge dopo 80-150 anni di vita. Dopo la fioritura la pianta muore.


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È descritto il caso di una titanca piantata nel 1958 quasi a livello del mare, nel giardino botanico della University of California, Berkeley, USA, che crebbe fino a 7,6 m e fiorì nell'agosto 1986, dopo soli 28 anni. Sempre nello stesso luogo nel 2014 è fiorita un'altra pianta dopo 24 anni di vita.

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Scoperta
Lo scopritore della titanca o puya è stato, nel 1830, il naturalista francese Alcide Dessalines d'Orbigny (1802-1857) nella regione di Vacas, Bolivia.[4] Poi Antonio Raimondi (1826-1890) la scoprì nella zona Chavín di Huantar, Perú, e nel 1874 le diede il nome di Pourretia gigantea. Finalmente, nel 1928 il botanico tedesco Hermann August Theodor Harms (1870-1942) la nominò Puya raimondii.


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Pianta descritta dal milanese Antonio Raimondi nel 1867, chiede ora protezione.

Si chiama Puya raimondii ed è specie fra le più spettacolari del mondo. Vive a 4000 m.di quota sulle Ande e la sua scoperta si deve al milanese Antonio Raimondi, appassionato naturalista dell’Ottocento, venerato in Perù ma quasi sconosciuto in patria. A quasi 150 anni dalla sua descrizione, questa pianta sta però correndo un grave pericolo di estinzione.


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Verso la fine di ottobre del 1867, un uomo risaliva a dorso di mul una remota valle delle Ande peruviane per cercare una strana pianta della quale gli aveva parlato il proprietario di una hacienda locale. Si chiamava Antonio Raimondi, italiano proveniente da quella borghesia colta, romantica e idealista propria del nostro Risorgimento e che aveva lasciato la sua città e il suo paese per sfuggire al clima di restaurazione imposto dal ritorno degli Austriaci dopo le “Cinque Giornate” di Milano.


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Appassionato naturalista fin dall’infanzia, desideroso di emulare le gesta di famosi predecessori che avevano descritto la natura dei paesi tropicali, percorreva oramai da sedici anni i deserti, le immensità, delle montagne andine, le più selvagge e remote selve di questo suo paese di adozione.
Aveva percorso migliaia di chilometri a piedi e a cavallo, visitando regioni del Perù sconosciute agli stessi peruviani, riempito centinaia di mappe descrivendo la geografia, il clima, nuove specie vegetali ed animali, le enormi risorse minerarie del paese, i resti di antiche e misteriose civiltà precolombiane.


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Aveva sopportato ogni genere di fatiche e privazioni, era sopravissuto alle malattie tropicali, all’ostilità delle popolazioni andine, alla minaccia delle tribù selvagge dell’Amazzonia, per far conoscere al mondo la straordinaria ricchezza naturale ed archeologica del Perù.

Fu chiamato “ el Humboldt peruano “.

Mentre arrancava su per la valle del Rio Pachacoto, Raimondi non immaginava che stava per rendere nota alla scienza una specie vegetale di eccezionale bellezza e rarità: infatti, pur essendo una pianta molto vistosa e quindi individuabile anche in lontananza, non l’aveva mai incontrata durane i lunghi anni di peregrinazioni in ambiente andino.


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Lasciamo alle sue parole la descrizione della scoperta: “Alle falde dei rilievi lungo il fianco sinistro della valle si osservano, su di un terreno quasi sprovvisto di vegetazione,grandi ciuffi di foglie spinescenti ai bordi, in mezzo alle quali si innalza un fusto gigantesco coperto per tutta la sua altezza da dense spighe florali. E’ difficile esprimere la sensazione causata dalla presenza di questa pianta in un luogo così elevato e freddo, situato a circa 3800 metri di altezza”.

Più avanti Raimondi annota: “L’esploratore botanico che ha la fortuna di incontrare queste piante strane e meravigliose nel periodo e della loro fioritura, non può fare a meno di fermarsi per qualche tempo a contemplare estasiato uno spettacolo tanto bello”.


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Avendo visitato molte volte le desolate estensioni della puna altoandina (la pianura che si trova nella cordigliera al di sopra dei 3700 m slm), Raimondi non si capacita di vedervi crescere questa gigantesca pianta. Infatti prosegue:”La vista della località pietrosa dove cresce questa pianta aumenta ancor più la mia ammirazione, apparendo impossibile come questa gigantesca regina della puna possa assorbire sufficienti nutrienti dal terreno per alimentare uno stelo così elevato, il cui diametro supera un piede, e per poter sviluppare un numero enorme di fiori che , in un solo individuo, può superare gli ottomila…”


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Alla fine della sua estasiata , ma anche particolareggiata descrizione, conclude:”Dall’esame di questa pianta meravigliosa fatta sul posto,dedussi che fosse una specie di Pourretia;e tenendo in considerazione il suo sviluppo in altezza, che arriva anche a nove metri, la battezzai scientificamente,chiamandola Pourretia gigantea,con il cui nome sarà conosciuta”. Il botanico Harms in seguito la riclassificò come una bromeliacea ascrivibile al genere Puya e la denominò Puya raimondii Harms, in omaggio al naturalista italiano.



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Qualora il viaggiatore d’oggi si trovasse a visitare nel Departamento di Ancash la Cordillera Blanca e la Valle descritta da Raimondi, eccezion fatta per la strada sterrata che risale la valle, ritroverebbe un ambiente immutato rispetto alle parole di Raimondi.

Vedere in piena fioritura la stessa popolazione di piante di cui parla Raimondi, è uno spettacolo sublime e nello stesso tempo assai raro, perché la Puya è una pianta apocarpica, che fiorisce cioè alla fine della sua vita, dopo 40-50 e forse più anni di crescita e che tende a fiorire in modo massivo e sincrono in tutte le popolazioni relitte disseminate sulle Ande peruviane. Un mistero fenologico paragonabile alla fioritura dei bambù!

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Altri importanti aspetti, legati non solo alla biologia della sua riproduzione ma anche alla sua ecologia e genetica di popolazione, attendono di essere studiati. L’interesse scientifico per la specie, raro elemento di biodiversità, è quindi molto elevato ed è legato a quello estremamente urgente della sua protezione.


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Uno dei problemi che riguardano la puya è rappresentato dagli incendi che abitanti locali appiccano per favorire il pascolo degli animali. Molti individui non sopravvivono all’incendio. Altri appaiono deformati e con ridotte capacità riproduttive. Dopo l’incendio le rosette di foglie basali appaiono gravemente danneggiate e ridotte sulla sommità dei fusti carbonizzati.

Non si può rimanere impassibili di fronte ad un simile disastro ambientale.
 
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