NUOVE, AFFASCINANTI, RIVELAZIONI SULLA FAMOSA FOTOGRAFIA
DEGLI UNDICI OPERAI IN CIMA A UN PALAZZO IN COSTRUZIONE A MANHATTAN
Molto si è discusso sulla paternità della celebre fotografia - ormai universalmente conosciuta - che ritrae gli undici uomini seduti su una trave sospesa nel vuoto in cima a un palazzo in costruzione. Nel corso degli anni, siamo venuti a conoscenza di molte cose su questo famoso scatto. Fra di esse, il nome del palazzo (il grattacielo RCA di New York), il fatto che esso si trovasse (e si trovi tutt’ora) proprio a Manhattan, e l’anno in cui è stato fatto: il 1932. Molte cose e molti particolari, quindi, compresi i nomi e le identità di ciascuno degli undici carpentieri ritratti (seppure riguardo a un paio di loro sussistano a tutt’oggi dei dubbi e uno o due di essi abbiano “più di un nome”).
Tutti fatti ormai noti ed assodati, quindi? Non proprio. Mancava forse il più importante, quello su chi ne fosse l’autore. Sono stati molti, sino ad oggi, i fotografi (alcuni sedicenti tali) che si sono fatti avanti per ottenere la paternità della fotografia. Purtroppo nessuno di loro aveva la benché minima prova di quello che diceva.
Il MOMA di New York, in una retrospettiva del 2007 sulle cento più importanti fotografie dell’ultimo secolo, l’aveva collocata addirittura al quarto posto (al terzo c’era il bulldog di Churchill che fuma il sigaro – non Churchill, il bulldog; al secondo, l'immagine dell'esplosione della bomba nucleare su Nagasaki dal punto di vista della bomba stessa; al primo, la divina Marylin Monroe appoggiata di schiena alla libreria della Stanza Ovale della Casa Bianca - libreria che successivamente tutta l’opinione pubblica americana avrebbe imparato a conoscere come il passaggio segreto che conduceva alla garconiere del Presidente). Ma quello che neanche il MOMA di New York poteva sapere era chi fosse il vero autore del famosissimo scatto conosciuto ormai da tutti come il “lunchtime” (visto che in esso i carpentieri, appesi a qualche centinaio di metri dal suolo, stavano allegramente pranzando e conversando). Non lo poteva sapere perché la disputa su chi ne fosse l’autore semplicemente andava avanti da qualche decennio e come abbiamo già avuto modo di ricordare erano già più di una decina i fotografi che nel corso dell’ultimo secolo si erano fatti avanti per rivendicarne i diritti (e allo stesso tempo le sostanziose royalties per la pubblicazione e diffusione).
Ma questa lacuna, finalmente, sembra proprio essere stata colmata, il dubbio è stato sciolto ed è stata fatta finalmente luce sull’identità del suo vero autore. Il suo nome è Charles Clyde Ebbets, e di mestiere faceva proprio il fotografo (non era quindi un improvvisato). Nel 1932, quando la fotografia fu scattata, aveva venticinque anni ed è morto nel 1989, diciotto anni prima della famosa retrospettiva del MOMA. Ebbets fu fotografo, artista di strada, lottatore, fuochista di treni e fra i primi pizzaioli di Little Italy (seppure fosse di origini irlandesi); svolse quindi molti mestieri (compreso quello di impresario di pompe funebri, di cartomante e di aspirante trapezista nell’allora nascente circo Doherty – attività che dovette lasciare subito per una distorsione a una caviglia durante il suo primo spettacolo). Un uomo, quindi, con una storia affascinante almeno quanto quella dello storico scatto che – ora finalmente sì – lo renderà (giustamente) famoso e ricordato ai Posteri.
Ma come si è giunti a stabilire con certezza la paternità del famoso “lunchtime”?
Sally Virginia Miller, un’arzilla settantenne di Oklahoma City (Oklahoma), rovistando recentemente in un vecchio cassetto di una scrivania appartenuta alla sua famiglia da più di un secolo, ha scoperto un vecchio scatto che ritraeva ancora una volta i “famosi undici” appollaiati sull’RCA building di Manhattan.
Si potrebbe pensare a un “doppione” della foto originale, ma così non è: in effetti, nello scatto della Miller, gli undici sono pressoché nella medesima posa della foto originale, mentre alla loro destra, poco più in là, sospeso anche lui a centinaia di metri di altezza, indovinate chi c’è? Esatto. Proprio lui: Charles Clyde Ebbets, intento a scattare la sua celebre foto.
Insieme allo scatto, la Miller ha trovato degli appunti nei quali il suo bisnonno, Roger Corman Jr. III°, arrampicatosi anche lui in cima all’RCA building, afferma che l’uomo del primo scatto (quello originale) fosse proprio Ebbets. Gli esperti cui è stato sottoposto il nuovo, ritrovato, scatto per la verifica di autenticità non hanno avuto alcun dubbio: fu proprio Ebbets a scattare la “prima” foto, ovvero quella che è passata alla storia sotto il nome di “lunchtime atop a skyscraper” (“pranzo in cima a un grattacielo”), mentre, evidentemente, a Corman non restò che scattare la "foto della foto".
Ma come facciamo noi, oggi, ad essere sicuri che il fotografo che ritrasse Ebbets (la cui identità di primo autore della foto è quindi ormai assodata) fosse proprio Roger Corman III°? E se fosse stato anche lui un impostore, un mitomane, come i tanti che si sono succeduti prima di lui (ben più impunemente di lui, a dire il vero – semmai bisognerebbe biasimare la signorina Virginia, sua anziana bisnipote)? Tutto sommato, quello che rimane dalle rivelazioni della Miller sembrerebbe essere solo una foto autografa del bisnonno e nulla più, senza alcuna altra prova circostanziale se non la singola affermazione di paternità proveniente dalla foto stessa.
Ma i lettori non si preoccupino, anche a questo mistero si è da poco data una soluzione. Una soluzione del tutto plausibile e, anzi, più che certa. Poco più di un mese e mezzo fa, Julius Cornelius Halvey, tris-nipote di un celebre fotografo che negli anni ’30 andava molto in voga, tale Jebedya J. Koolings (detto già allora semplicemente “JJ”), afferma di aver trovato un manoscritto del trisnonno in cui si descrive per filo e per segno la posa del celebre “lunchtime”. Manoscritto che viene con due noterelle: una riguardante la presenza di Ebbets sulla scena come fotografo ufficiale, fotografante i “famosi undici”, e un’altra che descrive la presenza di Corman come secondo fotografo, fotografante Ebbets che fotografa gli “undici”. Ultimo ma non ultimo, annesso al documento di Koolings c’era un rotolino di negativi dell’epoca che proverebbe lo scatto dello scatto dello scatto, e che quindi sarebbe la prova-provata che tutto ciò che è stato affermato finora sia la pura e sacrosanta verità.
Ma non basta, perché proprio l’altro ieri, nello scantinato dei signori Henry e Monica Frost di Normanton nel Queensland (USA) è stata ritrovata una bobina del lontano pro-pro-zio del signor Henry (di mestiere libraio in pensione nella stessa cittadina di Normanton) che dimostra senza neppure il minimo dubbio che in cima all'RCA building di Manhattan, quel giorno c'era anche tale Stan Richard O'Neille, un amico del suo pro-pro-zio, il quale stava fotografando Koolings, che fotografava Halvey che fotografava Corman che fotografava Ebbets.