Le voci della notte

Champions, la lezione del Barcellona. Ha vinto la squadra, non i fuoriclasse, Champions

« Older   Newer »
  Share  
view post Posted on 28/5/2009, 14:59
Avatar

AMICIZIA...PECCATO SIA SULLA BOCCA DI TUTTI...MA NEL CUORE DI POCHI

Group:
Member
Posts:
334,388

Status:


CHAMPIONS, LA LEZIONE DEL BARCELLONA. HA VINTO LA SQUADRA, NON I FUORICLASSE


image


ROMA (28 maggio) - Una lezione di calcio. Di tattica, di unità, di stile, di tecnica. Il Barcellona è risalito, in una serata indimenticabile, sul tetto dell’Europa dei campioni, riprendendosi lo scettro che fu suo a Parigi nel 2006, schiantando il Manchester, che sognava di essere la prima a bissare il titolo Champions consecutivo. Non ha vinto Messi contro Ronaldo, anche se l’argentino ha messo di testa (!) il suo sigillo. Ha vinto l’umiltà e l’applicazione di una compagnia di grandi attori, sorretta a centrocampo dai superlativi Xavi e Iniesta, dalla dedizione di Busquets, e in difesa dalla grandezza di Touré. Eto’o e Messi hanno messo la firma a una superlativa prestazione di squadra, esaltando la curva blaugrana e castigando il grande rivale portoghese, un Ronaldo che ha finito comunque per battersi da solo vista l’insipienza dei suoi irriconoscibili compagni. E’ enorme la delusione inglese, davvero non ci si aspettava una prestazione così morbida, senza costrutto in avanti nonostante l’inserimento di altre punte nella ripresa.

Quando Eto’o, il camerunense, ha visto il pallone planare oltre l’opposizione blanda di Van der Sar, è rimasto un attimo incredulo. Poi ha preso a correre, ha battuto forte la mano destra sul braccio sinistro come usa fare, ha atteso l’abbraccio sulla lunetta dell’angolo, ha pianto e ha riso. E’ stato il primo a capire, con quel pallone ammansito a destra e chiuso in porta d’anticipo sul lungagnone Vidic, che la partita ora sarebbe cambiata. Che i suoi compagni non avrebbero più vissuto nell’incubo di Ronaldo, come nei primi dieci minuti, quando gli inglesi spuntavano da tutte le parti e il portoghese bombardava da ogni dove: su punizione, con goffa risposta di Victor Valdés e Park scoordinato nella ribattuta, da trenta metri fuori di poco, da dentro l’area sfiorando il palo opposto. Puff, sparito il Manchester dopo lo svantaggio. Confuso, stordito dal montante palleggio blaugrana: succede nel calcio che anche i campioni perdano la brocca, che rischino nei rinvii più patetici, non azzecchino più un passaggio, non giostrino più a memoria.

Ma attenzione, è stato il Barça a trovare il bandolo difensivo. Tutti avanti fino alla trequarti, a giocare d’anticipo, a pressare, a chiudere, con l’immenso ivoriano Yaya Touré a fare sia il centrale che il mediano. E, una volta conquistata palla, via col calcetto, scambi brevi e sicuri, movimento continuo, preziosismi d’effetto: eccolo Messi convergere da destra e sfiorare la traversa col sinistro arcuato, e Xavi sfiorare l’incrocio su punizione, e ancora la “pulce” ricomparire a sinistra per chiamare Van der Sar a un difettoso intercetto. Red Devils non più pervenuti, nonostante la palese sofferenza del portiere spagnolo mezzo stiratosi in un’uscita kamikaze sul coreano Park. E allora, alla ripresa, ecco un’altra punta per Ferguson: l’argentino Tevez per il deludente Anderson. Così però si è esaltato il gioco di rimessa dei catalani. Henry ha piroettato a sinistra sull’imbeccata chilometrica di Xavi ma poi ha chiuso sulle ginocchia di Van der Sar, Messi ha reclamato un rigore probabile per una trattenuta furbetta di O’Shea, Xavi ha colto pieno il palo su punizione procurata da Iniesta: la sinfonia del Barça, uno al servizio dell’altro.

Ferguson seduto, Guardiola quasi sempre in piedi a chiedere a Busquets di sacrificarsi su Tevez, molto arretrato. Rooney a destra, adesso, ma con l’interruttore spento. E allora dentro anche Berbatov per Park: a far mucchio davanti. Ma senza più logica. E che logica può esserci se al raddoppio, improvviso ma non inatteso, ci arriva di testa il più basso di tutti... Già, è stato Messi a chiudere i giochi, svettando solitario su una delicatezza di Xavi, il più bravo di tutti, il direttore d’orchestra. Mentre di là Ronaldo, il pallone d’oro, si faceva contrare in angolo l’occasione di riaprire da un passo la contesa. E alla fine, dopo nervosismi sparsi e fallacci vari, finiva sul taccuino del tenero Busacca, che evitava subito dopo il rosso diretto a Scholes. Il sintomo di una resa inevitabile, quella del Manchester, veramente in partita solo per i primi nove minuti. E questa, in fondo, è la sorpresa più grande. Al di là della prestazione perfetta di una squadra che partiva senza difesa e per questo non è mai arretrata di un passo. In terra di gladiatori.
 
Web  Top
0 replies since 28/5/2009, 14:59   21 views
  Share