Le voci della notte

E' morto Stefano D'Orazio batterista dei Pooh di Covid

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view post Posted on 7/11/2020, 01:23
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Mai finirà perchè sei parte dei miei ricordi,parte della mia vita e ciò che mi hai dato,ciò che ti ho dato sempre vivrà!

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È morto Stefano D’Orazio,
lo storico batterista dei Pooh aveva 72 anni.


Loretta Goggi: “È stato il Covid”. A marzo scrisse la canzone per Bergamo


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È morto Stefano D’Orazio, il batterista dei Pooh è morto di Covid

Il musicista e paroliere aveva 72 anni. Lo annuncia Bobo Craxi su Twitter, poi lo conferma Red Ronnie. Loretta Goggi, in diretta su Rai1, annuncia: “È stato il Covid”. Il mondo della musica e dell’arte colpito ancora da una notizia funesta. Roby Facchinetti: “Era ricoverato da due settimane, abbiamo perso un fratello”.

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Il musicista non aveva figli, ma aveva sposato il 12 settembre 2017, nel giorno del suo sessantanovesimo compleanno, la compagna Tiziana Giardoni. Ha avuto lunghe storie d'amore con Lena Biolcati e con l'annunciatrice Emanuela Folliero.

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Il mondo della musica è sotto shock. Una notizia che arriva improvvisa e che conferma il momento funesto per l'arte italiana, soltanto pochi giorni dopo la morte di Gigi Proietti. Dopo il tweet di Bobo Craxi, è arrivato anche Red Ronnie a confermare la notizia: "È volato nell'altra dimensione". Anche Giorgio Panariello, Loretta Goggi e Vincenzo Salemme in diretta a Tale e Quale Show hanno dato la notizia: "Sapere della sua scomparsa così è stato un trauma. Non sapevo che avesse una malattia pregressa. Il Covid ha colpito ancora". Roby Facchinetti su Facebook ha commentato così la notizia:

Due ore fa… era ricoverato da una settimana e per rispetto non ne avevamo mai parlato… oggi pomeriggio, dopo giorni di paura, sembrava che la situazione stesse migliorando… poi, stasera, la terribile notizia.
Abbiamo perso un fratello, un compagno di vita, il testimone di tanti momenti importanti, ma soprattutto, tutti noi, abbiamo perso una persona per bene, onesta prima di tutto con se stessa.
Preghiamo per lui.
Ciao Stefano, nostro amico per sempre…
Roby, Red, Dodi, Riccardo


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L'8 settembre 1971 entra a far parte dei Pooh, sostituendo Valerio Negrini. Da quel momento comincia una grandissima avventura al fianco dei suoi compagni: Roby Facchinetti, Dodi Battaglia, Red Canzian e Riccardo Fogli. Per i Pooh è stato batterista, voce e paroliere. Ha interpretato e scritto Tropico del Nord, La mia donna, il giorno prima, Se c'è un posto nel mio cuore. Quest'ultima canzone sarà anche la sigla del Processo del lunedì.

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Stefano D'Orazio lascia i Pooh nel settembre del 2009 dopo un tour di 38 date. Rientra in formazione con la reunion del 2015 scrivendo altri tre testi: Tante storie fa, Le cose che vorrei e Ancora una canzone.



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view post Posted on 7/11/2020, 01:52
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La lettera di Stefano D’Orazio ai fan: “Sono al capolinea, scendo qui”

Con la morte di Stefano D’Orazio ritorna virale la lettera scritta ai fan nel 2009 quando lasciò i Pooh, prima della reunion nel 2015: “Sono al capolinea, grazie. Io scendo qui”. Il batterista e paroliere della band è morto il 6 novembre 2020 dopo una settimana di ricovero in ospedale a causa del Covid.

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La notizia della morte di Stefano D'Orazio è arrivata nella tarda serata del 6 novembre 2020. Un tam tam partito su Twitter, poi confermato da Roby Facchinetti su Facebook e da Loretta Goggi in diretta tv, durante una puntata di Tale e Quale Show. La morte del batterista e paroliere dei Pooh ha portato alla mente dei fan e degli appassionati la famosa lettera con cui decise di lasciare il gruppo, prima di farvi rientro con la reunion del 2015: "Sono al capolinea" diceva "grazie, io scendo qui". Pubblichiamo quella lettera integralmente.

La lettera di Stefano D'Orazio ai fan




Sono al capolinea. Sto per scendere dalla grande astronave luminescente e fortunata che per tanti anni mi ha trasportato oltre le mie aspettative in una lunga avventura indimenticabile, spesso faticosa, quasi sempre straordinaria.

Un viaggio iniziato spensieratamente, quasi per gioco, in quel tempo in cui il mio futuro, sembrava essere così lontano che ero certo di potermi prendere tutto il tempo che volevo prima di affrontarlo. E così, in attesa di diventare “grande” e di fare “le cose per bene”, sono salito, tanto per farmi un giro, sul quel traballante ottovolante che, in quel tempo, solo in pochi chiamavano musica.
Niente cinture di sicurezza e niente casco, ero leggero ed incosciente, senza bagagli, perché immaginavo non mi sarebbero serviti, d’altra parte al Luna Park non ci si porta neanche lo spazzolino da denti, si entra, si spara nel centro e se ti va di lusso vinci una bambolina e torni a casa che magari non s’è ancora fatta sera.

E invece no, all’improvviso l’ottovolante è diventato mongolfiera e forse spinto da venti di fortuna, ho cominciato a volare. Tra una nuvola e un temporale il mio pallone è diventato aeroplano e poi astronave, muovendosi per una rotta che non sapevo bene dove mi avrebbe portato, ma che avevo la sensazione che poteva essere quella giusta. E le cose sono andate.

Sono diventato un buon cliente di “Popland”, ho vinto telegatti e pesci rossi, ho raccontato le mie piccole fantasie a gente che forse, come me, aveva bisogno di piccole cose per addormentarsi felice.

Ho incontrato applausi e neve in autostrada, ho sorriso alle lucette rosse delle telecamere e ai miei amori importanti, ho rotto bacchette ed amicizie troppo grandi per sopportare le mie eterne lontananze, ho tenuto a battesimo i figli degli altri senza avere mai avuto il coraggio di farne uno mio, ho messo tutto il mio tempo e tutto il mio talento nella grande avventura che mi ha accompagnato fin qui stappando bottiglie frizzanti e qualcuna che sapeva di tappo e ho spento da poco 60 candeline rendendomi improvvisamente conto che tutto quello che potevo dire in questa fortunata dimensione, l’avevo già detto.

Non è facile decidere di dire basta quando tutto va alla perfezione, quando il successo con la esse maiuscola non sembra essere ancora stanco di accompagnarti, non è stato facile per me e so per certo che non lo è stato neanche per i miei “amici per sempre”, ma ho sentito l’irrefrenabile bisogno di mettere un punto alla mia vita e voltare pagina.
Il mio futuro non è più così lontano e tutte le “altre” cose che “prima o poi” mi ero promesso di fare pretendono di essere fatte.

Non so bene da dove ricominciare.

Forse scoprire il senso della noia, che non ho avuto mai il tempo di apprezzare.
Forse viaggiare accorgendomi magari che tutte le città che credo di conoscere, oltre ad uno stadio, ad un teatro o a un palasport, sono fatte anche di gente e di storia.
Forse finire di leggere tutti i libri che ho dimenticato aperti sui comodini degli alberghi.
Forse scrivere il “mio libro” sperando che qualcuno possa dimenticarlo aperto su qualche comodino.
Forse raccontare ai ragazzi cose di musica e di vita e riuscire a scommettere che a farcela possono essere più di uno su mille.
Forse semplicemente coltivare capperi a Pantelleria e la sera andare a cena da Mario.
Forse chissà, ma di certo c’è, che la mia stagione da Pooh è finita, senza colpe né rimpianti. Mi si è semplicemente spento quell’entusiasmo che è sempre stato il motore del mio fare.

Ero partito senza bagagli dicevo, ma strada facendo ho dovuto comprare parecchie valige per riuscire ad infilarci dentro tutto quello che mi accadeva, e oggi rovistando tra i ricordi mi sono reso conto che prima di scendere dalla grande astronave, devo dire tantissimi grazie.
In primis ai miei 3 compagni di viaggio senza i quali la mia mongolfiera non si sarebbe mai alzata da terra, hanno avuto l’incoscienza di credere ai miei voli pindarici e la pazienza di sopportare i miei ruzzoloni. Con loro ho trascorso i miei tempi migliori ed ho diviso il meglio di questa lunga storia.

Grazie alla mia famiglia, a mio padre e a mia madre che forse non volevano immaginare che avrei suonato il tamburo per tutta la vita, ma che anche oggi che non ci sono più continuano ad accompagnare il mio andare e mi hanno lasciato dentro il senso indelebile del vivere onesto.

Grazie al “popolo dei Pooh” che ha voluto farmi arrivare fino a qui.

Grazie a tutti coloro che hanno accompagnato le mie notti e i miei giorni di lavoro.
A quelli che si sono stancati con me per preparare i miei momenti migliori.
A quelli che senza mai prendere un applauso sono stati gli artefici di mille applausi.
Ai ragazzi che hanno smontato e rimontato mille volte le mie batterie.
A chi mi ha insegnato che la musica è il più bello di tutti i lavori.
A chi mi ha insegnato che questo lavoro non è solo musica.
A chi scrive sui giornali e che male o bene ha scritto di me.
A chi dalla radio o dalla televisione ha fatto arrivare alla gente le mie piccole storie.
Alla mia unica ed “eterna” casa discografica.
Ai collaboratori di ieri e di oggi.
Alle mie ragazze della “stanza dei bottoni”
A chi è cresciuto accanto alla mia scrivania e oggi sa come si fa, molto meglio di me.

Grazie a tutti quelli che sanno che gli sono amico e che sanno che anche domani potranno contare su di me.

Grazie a tutti quelli che mi saranno amici anche domani.

Grazie, io scendo qui.

Stefano D’Orazio


 
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view post Posted on 7/11/2020, 07:42
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✿♥ Luci e Ombre ♥✿

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Non ci posso credere... era piuttosto giovane... che tristezza !!!!
 
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view post Posted on 7/11/2020, 11:16
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Si vero, un vero e proprio shock quando l'ho letto...
Lui con la sua band è stato un grande amico
che ha accompagnato momenti indimenticabili della nostra giovinezza...
mi mancherà moltissimo <3 <3 <3



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3 replies since 7/11/2020, 01:23   92 views
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